I segreti del linguaggio umano spiegati grazie al canto degli uccelli
Un team di ricerca giapponese ha individuato nei diamanti mandarini (Taeniopygia guttata) i neuroni associati alla memoria uditiva del canto del padre, ovvero quelle cellule nervose coinvolte nel complesso circuito cerebrale che si forma quando il piccolo ascolta le melodie composte dal genitore maschio, una delle prime esperienze sensoriali. Si tratta di un processo importantissimo nello sviluppo del cervello di questi uccelli, il cui studio potrebbe aiutare i ricercatori a comprendere meglio l'evoluzione del linguaggio umano. Com'è ampiamente noto, l'apprensione di una nuova lingua è molto più difficoltosa quando si è adulti; essa, infatti, non può raggiungere la fluidità della lingua madre imparata durante l'infanzia, nel cosiddetto ‘periodo critico' della formazione dei circuiti cerebrali. Negli uccelli può esser fatto un discorso analogo per l'apprensione delle melodie. I ricercatori dell'Okinawa Institute of Science and Technology presso la Graduate University (OIST), coordinati dai professori Yoko Yazaki-Sugiyama e Shin Yanagihara, hanno provato a capire come il cervello dei piccoli volatili risponde alle esperienze sensoriali legate al canto del padre.
I diamanti mandarini, graziosi uccelli canori originari dell'Australia molto apprezzati come animali domestici, da piccoli ascoltano i vocalizzi del padre e li memorizzano; quando anch'essi iniziano a emettere i primi suoni, modulano la propria melodia sino a quando non riescono a sviluppare una canzone assimilabile a quella del genitore. “Ciò – ha sottolineato il professor Yanagihara – è del tutto simile allo sviluppo del linguaggio umano”. “Durante il periodo critico – prosegue lo studioso – i bambini ascoltano le conversazioni degli adulti e i loro circuiti cerebrali si adattano per catturarne le caratteristiche uditive”. Per capire più a fondo questo processo, i ricercatori hanno esaminato la risposta dei neuroni nella corteccia uditiva primaria dei diamanti mandarini quando stimolati dall'ascolto di specifiche melodie, ovvero le proprie, del padre, di altri diamanti mandarini e persino di altre specie di uccelli canori. Nell'esperimento gli uccelli erano suddivisi in due gruppi: giovani che avevano ascoltato il canto del padre e giovani che invece erano stati privati di questa esperienza, un classico gruppo di controllo. Dall'analisi dei risultati, pubblicati sulla prestigiosa rivista scientifica Nature Communications, è emerso che circa il 5 percento dei neuroni presenti nella corteccia uditiva primaria ha dato una risposta specifica ed esclusiva alla canzone del padre, mentre i neuroni non selettivi hanno risposto a tutte le canzoni: “Negli uccelli che avevano avuto un'esperienza col canto del genitore – ha sottolineato Yanagihara – abbiamo scoperto un gruppo di neuroni specializzati che ha risposto con forza al suo ascolto, ma non hanno dato segnali per le altre melodie”.
Gli studiosi giapponesi ritengono che l'area individuata sia indicativa di dove la memoria uditiva precoce si sviluppa nel cervello. Poiché i meccanismi cerebrali legati al ‘periodo critico' non sono ancora ben compresi, i risultati di questo studio potrebbero aiutare a capire il modo in cui il cervello viene plasmato in questa delicatissima fase dello sviluppo e come i circuiti neuronali contribuiscono alle funzioni cognitive in età adulta, non solo negli uccelli ma anche in altre specie come la nostra. I diamanti mandarini sono stati protagonisti di un'altra interessante ricerca pubblicata in questi giorni su Proceedings of the National Academy of Sciences; questi uccelli sarebbero infatti in grado di astrarre la struttura grammaticale da brevi successioni di sillabe, una caratteristica ritenuta esclusiva di pochissime specie superiori come l'essere umano, il cui sviluppo sarebbe precedente a quello del linguaggio.
[Foto di copertina di Okinawa Institute of Science and Technology (OIST) Graduate University]