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I segreti dei paesaggi “alieni” di Marte svelati da uno studio sulle dune

Analizzando lo spostamento di circa 500 dune su Marte, i ricercatori del Lunar and Planetary Laboratory della NASA e del SETI hanno mostrato come il paesaggio del Pianeta rosso si modifica sotto la spinta di processi molto diversi da quelli che si verificano sulla Terra. Ecco cosa è stato scoperto.
A cura di Andrea Centini
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Credit: NASA/JPL-caltech/University of Arizona
Credit: NASA/JPL-caltech/University of Arizona

Il paesaggio “alieno” di Marte in molte regioni è caratterizzato da alte dune, molto simili a quelle terrestri, tuttavia il modo in cui esse si formano, spostano e accumulano è in parte ancora un mistero, poiché sul Pianeta rosso non ci sono le stesse condizioni della Terra. Basti pensare alla flebile atmosfera marziana, la cui pressione media superficiale è appena lo 0,6 percento di quella terrestre; ciò significa che i venti sono molto più deboli rispetto ai nostri – benché capaci di tempeste colossali -, e lo spostamento dei materiali avviene in modo decisamente più lento. Le peculiari condizioni si riflettono anche sulla presenza di molecole complesse sulla superficie, essendo costantemente esposte al distruttivo bombardamento di radiazioni gamma e ultraviolette.

La ricerca. Per comprendere in che modo si modifica il suolo marziano nel corso del tempo, un team di ricerca guidato da scienziati del Lunar and Planetary Laboratory dell'Università dell'Arizona ha deciso di monitorare 54 aree ricoperte da dune, per un totale di 495 “creste” con un'altezza dai 2 ai 120 metri. Grazie alle immagini ad altissima risoluzione catturate dalla fotocamera HiRISE, equipaggiata sulla sonda della NASA Mars Reconnaissance Orbiter, gli scienziati guidati dal professor Matthew Chojnacki hanno potuto misurare il volume e la velocità di spostamento delle dune, mettendo a confronto immagini scattate a tre e cinque anni di distanza.

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I risultati. Dalle analisi è emerso che le classiche dune a mezzaluna su Marte si spostano di appena mezzo metro ogni anno, circa 50 volte più lentamente di dune analoghe che si formano in Nord Africa. “Su Marte, semplicemente non c'è abbastanza energia eolica per spostare una notevole quantità di materiale sulla superficie”, ha dichiarato il professor Chojnacki. “Potrebbero volerci due anni su Marte per vedere lo stesso movimento che normalmente vedresti sulla Terra nell'arco di una stagione”, ha aggiunto lo studioso. Analizzando le immagini gli scienziati hanno scoperto che sul Pianeta rosso ci sono tre zone in cui gli spostamenti delle dune avvengono più velocemente, ovvero Syrtis Major, Hellespontus Montes e North Polar Erg. Essi sono plasmati da una peculiare combinazione di temperature superficiali e nette transizioni topografiche, con un meccanismo sensibilmente diverso dai processi geologici che danno vita alle dune sulla Terra (legati anche alla presenza di acqua e vegetazione). Sapere come cambia il territorio di Marte può aiutare gli scienziati a pianificare meglio le future missioni scientifiche, oltre che la ricerca di aree potenzialmente abitabili. I dettagli della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista scientifica specializzata Geology.

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