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Covid 19

I saturimetri sono molto meno precisi nei pazienti neri: rischio di errore triplicato

Analizzando i livelli di ossigeno di pazienti neri e bianchi ricoverati quest’anno tra gennaio e luglio, un team di ricerca dell’Università del Michigan ha dimostrato che le letture dei saturimetri nei primi avevano un margine di errore triplo rispetto ai secondi. Anche in passato era emersa questa discrepanza, ma non è stato fatto nulla per risolvere il problema, emerso con forza durante la pandemia di COVID-19.
A cura di Andrea Centini
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Tra i dispositivi medici più preziosi per affrontare la pandemia di COVID-19 vi è indubbiamente il saturimetro, uno strumento – conosciuto anche con i nomi di pulsiossimetro od ossimetro – progettato per misurare la concentrazione di emoglobina del sangue e dunque di determinare i livelli di ossigeno circolanti. In linea generale si ritiene che una concentrazione di ossigeno al di sotto del 95 percento non sia regolare – ma dipende da caso a caso ed è sempre il medico a doverlo affermare -, e poiché la desaturazione è una delle complicazioni dell'infezione da coronavirus SARS-CoV-2, i pazienti COVID vengono costantemente tenuti sotto controllo grazie a questi apparecchi, che si collegano a un dito come piccole mollette. Molti specialisti sostengono che debba esserci un saturimetro in ogni famiglia, e se ne trova una vasta scelta sia in farmacia che online. Benché si ritenga che siano strumenti affidabili, non è così per tutti i pazienti; per le persone nere, infatti, essi risultano decisamente meno precisi, avendo una probabilità superiore di tre volte di dare una lettura sbagliata dei livelli di ossigeno. Com'è possibile?

A portare sotto i riflettori questa notevole (e inammissibile) differenza è stato un team di ricerca americano guidato da scienziati della Scuola Medica dell'Università del Michigan, che ha analizzato i dati di pazienti bisognosi di ossigeno supplementare ricoverati nell'ospedale universitario tra gennaio e luglio di quest'anno, oltre che quelli di altri pazienti finiti in 178 ospedali tra il 2014 e il 2015. Nello studio sono stati messi a confronto i livelli di ossigeno rilevati (in contemporanea) sia con i saturimetri che con l'emogasanalisi arteriosa, un test invasivo che prevede il prelievo del sangue da un'arteria. La prima parte dell'analisi è stata condotta su oltre diecimila risultati di test doppi effettuati su 1.333 pazienti bianchi e 276 pazienti neri, tutti ricoverati quest'anno. Ebbene, è emerso che la pulsiossimetria rispetto all'emogasanalisi ha sovrastimato i livelli di ossigeno nel 3,6 percento dei pazienti bianchi contro il 12 percento di quelli neri; per questi ultimi, dunque, è emersa una probabilità di errore tre volte superiore (le misurazioni indicavano una saturazione dell'ossigeno compresa tra il 92 e il 96 percento, mentre in realtà era solo dell'88 percento). Una differenza analoga è stata evidenziata revisionando anche i risultati di studi condotti in passato. Ciò significa che ci sono molte più probabilità che un paziente nero con ossigeno scarso risulti con valori regolari, con tutto ciò che ne consegue in termini di trattamenti tempestivi in caso di COVID-19 (e non solo).

La ragione di questa discrepanza, di cui si parla da tempo ma per la quale non sono state ancora prese misure ad hoc, risiede nel fatto che il saturimetro rileva il colore del sangue, che è differente in base alla concentrazione di ossigeno (rosso vivo quando è ricco di ossigeno, tendente al viola quando l'ossigeno è basso). Il dispositivo, in parole semplici, sfrutta due fonti di luce (una rossa e una infrarossa) che passando attraverso la pelle del dito riescono a determinare la concentrazione di ossigeno, ma la pelle nera fa assorbire la luce in modo differente, aumentando il rischio che i risultati siano errati. “Il modo più semplice per spiegare le imprecisioni nei pazienti con pelle più scura è che il pigmento disperde la luce intorno, quindi il segnale viene ridotto. È come aggiungere elettricità statica al segnale radio. Ottieni più rumore, meno segnale”, ha dichiarato al New York Times il dottor Philip Bickler, direttore del Laboratorio di ricerca sull'Ipossia dell'Università della California di San Francisco. Lo scienziato ha aggiunto che anche lo smalto scuro e le dita fredde possono determinare dei risultati alterati.

“È evidente che ci sono differenze nel modo in cui si comportano i saturimetri a seconda della razza – l'abbiamo fatto notare 15 anni fa”, ha dichiarato il dottor Bickler . “Il problema più grande è che non è stato risolto. Ora la pandemia di Covid ha portato tutto questo alla luce: all'improvviso il sistema medico è sopraffatto da pazienti con scarso ossigeno”. Diverse ricerche hanno evidenziato che i pazienti neri finiscono più spesso ricoverati in ospedale e sviluppano conseguenze gravi della COVID-19; in parte si pensa che possano giocare un ruolo anche le letture sbagliate dei saturimetri, che potrebbero ritardare l'accesso alle cure proprio perché viene sovrastimata la concentrazione di ossigeno nel sangue. I dettagli della ricerca “Racial Bias in Pulse Oximetry Measurement” sono stati pubblicati sull'autorevole rivista scientifica medica The New England Journal of Medicine.

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