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I pinguini reali e l'Isola Macquarie, storia di un miracoloso ripopolamento

Il pinguino reale era stato sul punto di scomparire del tutto dall’isola Macquarie, ma l’impegno delle istituzioni e dei cittadini ha consentito a questo animale di tornare a popolare il suo territorio. E una recente ricerca ha consentito di stabilire, sulla base del confronto tra il DNA di animali vissuti decenni addietro e quello prelevato degli esemplari moderni, che la variabilità genetica tra i pinguini è tornata ai livelli del passato.
A cura di Nadia Vitali
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Una recente ricerca ha consentito di stabilire che, sulla base del confronto tra il DNA di animali vissuti decenni addietro e quello prelevato dagli esemplari moderni, la variabilità genetica è tornata ai vecchi livelli, quando la popolazione dei pinguini reali non era ancora stata decimata dalla caccia indiscriminata.

Sforzi per la conservazione di una specie che sono stati ripagati e che, dopo tanti anni durante i quali la popolazione dei pinguini reali era andata incontro ad una drastica contrazione al punto che si dubitava della sua stessa sopravvivenza, hanno ufficialmente restituito all'isola Macquarie una fauna ricca e rigogliosa. In questo angolo di paradiso, posto a metà strada tra l'Australia e l'Antartide, un tempo i grandi uccelli vivevano assieme alle foche, nuotando e pescando in libertà; purtroppo il prelievo di quasi tutti gli esemplari, destinati allo sfruttamento per l'industria del grasso da olio, portò alla rapida scomparsa di molte specie di pinguini già a partire dalla fine del XIX secolo.

Pinguino reale, il grande sopravvissuto – Tra il 1890 e i primi due decenni del XX secolo Joseph Hatch, chimico inglese emigrato in Nuova Zelanda che fece del commercio del grasso animale la propria fortuna e che ebbe anche una brillante carriera politica, fu il responsabile di un vasto massacro di pinguini ed elefanti marini: furono circa due milioni gli esemplari uccisi nell'arco di tre decadi. Il pinguino reale può a buon diritto dirsi un sopravvissuto, scampato a quell'orrida mattanza, figlia di un'epoca in cui non esisteva neanche una qualsiasi norma che potesse impedire il verificarsi di eventi del genere. Nei decenni successivi, da quando negli anni '30 l'isola venne riconosciuta come Santuario della Natura, grande impegno è stato dedicato al tentativo di ristabilire l'equilibrio di Macquarie Island; sforzi consacrati dall'inclusione del territorio nel Patrimonio mondiale dell'Umanità dell'UNESCO e dal recupero nella popolazione dei pinguini che, inevitabilmente, era stata decimata in seguito ai drammatici episodi di inizio secolo.

Gli studi sulla variabilità genetica – Per quanto nel 2006 una grossa frana avesse investito alcune aree di nidificazione, portando ancora una volta gravi conseguenze sulla diffusione dei pinguini, le attuali condizioni di vita di questi uccelli così singolari, che non volano ma nuotano, possono dirsi significativamente migliorate. E, a testimonianza di ciò un recente studio, condotto da Tim Heupink e David Lambert dell'Environmental Futures Centre and Australian Rivers Institute della Griffith University e da John van den Hoff dell'Australian Antarctic Division, ha rilevato come i segni di quel duro sfruttamento subito dai pinguini vadano affievolendosi anche nel patrimonio genetico degli esemplari. Il gruppo di ricerca, i cui risultati del lavoro sono stati pubblicati da Biology Letters, ha infatti confrontato il DNA proveniente dagli arti inferiori di alcuni pinguini reali vivi con quello ricavato dalle migliaia di frammenti ossei ritrovati semplicemente scavando nell'area in cui si trova una delle colonie: il risultato è che, nell'arco di 80 anni, la variabilità genetica è tornata ad essere quella precedente alle grandi stragi.

La rinascita dopo il rischio dell'estinzione – Sostanzialmente, dopo essere stati sull'orlo dell'estinzione sull'isola Macquarie, i pinguini reali sono tornati a presentare la medesima diversità genetica che avevano in passato; contestualmente gli enti e le associazioni che amministrano i parchi della Tasmania, si sono occupati di eradicare le specie importate sull'isola, prima gatti poi conigli, nel tentativo di porre rimedio ai danni dell'uomo. Una buona notizia, un conforto per biologi ed amanti della natura, ma anche il segnale che gli sforzi per la conservazione della natura possono dare vita a dei veri e propri «miracoli»: per noi, forse, sono ancora tali, per tutti coloro i quali si sono impegnati, nel corso dei decenni, nell'impresa di salvare un'intera specie dalla sparizione, si tratta solo del punto di arrivo di un lavoro costante e motivato. Una speranza per il futuro ed una grande lezione da un remoto angolo di Oceania.

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