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I pesci stanno diventando dipendenti dalle droghe scaricate nelle acque dei fiumi

Lo rivela una nuova ricerca che mostra come i residui di sostanze stupefacenti nelle acque reflue stiano creando non pochi problemi alle trote di fiume: “Effetti diretti su comportamento e la loro riproduzione” .
A cura di Valeria Aiello
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Una trota fario / Wikipedia
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I residui di sostanze stupefacenti, come le metanfetamine, che finiscono nei fiumi attraverso gli scarichi domestici, stanno creando una vera e propria dipendenza nei pesci, con conseguenze negative sul loro comportamento e sul naturale equilibrio degli ecosistemi acquatici. L’impatto dell’accumulo di queste sostanze nei torrenti e i bacini di acqua dolce è stato osservato da un team di ricerca dell’Università di Scienze della Vita di Praga che, in collaborazione con l’Università della Boemia meridionale, ha esaminato come la contaminazione dei corsi d’acqua stia creando non pochi problemi alle trote che popolano i fiumi della Repubblica Ceca.

L’analisi degli studiosi si è concentrata in particolare sugli effetti della metanfetamina nella trota fario (Salmo trutta), una specie che si trova in tutte le acque dolci d’Europa e molto diffusa anche in Asia. “La conseguenza più grave è che questa sostanza altera il modello comportamentale naturale degli animali – ha spiegato Pavel Horty, professore del Dipartimento di zoologia dell’Università di Scienze della Vita di Praga e primo autore dello studio –  . La contaminazione dei fiumi potrebbe cambiare il funzionamento di interi ecosistemi”.

Secondo i risultati della ricerca, pubblicati sulla rivista Experimental Biology, l’esposizione alla metanfetamina determina un aumento dell’attività cerebrale nei pesci, creando una dipendenza simile a quella osservata nell’uomo. Analogamente, durante i momenti di astinenza, l’attività cerebrale è diminuita, spingendo le trote a preferire le acque dove erano presenti maggiori concentrazioni della sostanza. “Questa stimolazione potrebbe sostituire quella dovuta agli stimoli naturali, come l’alimentazione o l’accoppiamento” ha affermato il ricercatore ceco.

Per arrivare a queste conclusioni, il team di ricerca ha progettato un esperimento che ha permesso di valutare il livello di dipendenza dei pesci alle metanfetamine, dividendo 120 trote in due vasche da 350 litri, di cui una contenente un 1 microgrammo per litro di metanfetamina – una concentrazione che è stato riscontrata a livello ambientale nei fiumi della Repubblica Ceca.

Dopo 8 settimane, i ricercatori hanno trasferito i pesci in una vasca priva di metanfetamina, osservando il loro comportamento nei successivi dieci giorni. Per valutare la dipendenza, in particolare, alle trote è stata data la possibilità di scegliere se nuotare nell’acqua dolce o se spostarsi in una corrente con lo stesso livello di anfetamine cui erano state già esposte. “Rispetto ai pesci di controllo che non hanno mostrato alcuna preferenza, i pesci esposti alle metanfetamine hanno scelto di nuotare nelle acque contaminate dalla sostanza” hanno riportato gli studiosi rivelando, inoltre, di aver trovato alti livelli di metanfetamina nel loro tessuto cerebrale. Oltre a ciò, i ricercatori hanno anche osservato che i pesci che avevano sviluppato dipendenza erano meno attivi degli altri. “Questo – spiegano i ricercatori –  potrebbe ridurre le loro possibilità di sopravvivere e riprodursi”.

Nel complesso i risultati dello studio suggeriscono come il consumo di droghe che, di per sé, presenta conseguenze negative e pervasive nella società umana di tutto il mondo, svolge “un ruolo inaspettato nella contaminazione degli ecosistemi acquatici in cui vengono sversati gli scarichi di acque reflue”. Questa immissione “provoca dipendenza nei pesci e modifica le loro preferenze nella scelta dell’habitat, con effetti di rilevanza a livello dei singoli esemplari e di popolazione”.

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