I pesci che mangiano i coralli hanno labbra coperte di muco che sembrano funghi
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Zoologi della James Cook University di Townsville (Australia) hanno scoperto che i pesci di barriera corallivori, ovvero quelli che si nutrono di coralli, possiedono labbra altamente modificate e specializzate rispetto a quelli non corallivori. La scoperta è stata fatta analizzando attraverso un sofisticato microscopio elettronico a scansione la bocca di un labride particolarmente ghiotto di corallo, il Labropsis australis, messa a confronto con quella di un altro labride che non si nutre dei polipi di cnidari, il Coris gaimard.
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Se nel pesce non corallivoro le labbra risultano essere sottili e lisce, nell'altro sono gonfie, sporgenti e presentano una bizzarra struttura di epitelio lamellare, molto simile a quella visibile nella parte ventrale del cappello dei funghi, il cosiddetto imenoforo. Il curioso dettaglio anatomico, messo in risalto dalle micrografie a scansione elettronica, è associato a numerose cellule ghiandolari che secernono una grande quantità di muco, necessario per “neutralizzare” le nematocisti (o cnidocisti) dei polipi, gli organi altamente urticanti di questo gruppo di animali.
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“Le labbra sono coperte di muco – ha sottolineato il professor David Bellwood, coautore dello studio – e l'effetto è quello di un naso che cola". Delle 6mila specie di pesci che popolano le barriere coralline soltanto 128 sono note per nutrirsi di corallo; del resto si tratta di una preda insidiosa, non solo per le nematocisti, ma anche per il profilo tagliente che potrebbe creare serie ferite, mentre i pesci provano a mordicchiarlo.
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La tecnica di predazione del labride corallivoro, analizzata con video in slow motion, è peculiare; il pesce infatti non si ‘aggrappa' al corallo per strapparne un pezzetto, ma in vi poggia sopra leggermente le labbra e avvia un repentino processo di suzione. In pratica succhia rapidamente i polipi, probabilmente per ridurre al minimo i rischi di ferirsi. “Si presume sempre che i pesci, per nutrirsi, utilizzino i loro denti, ma, come per noi, le labbra possono essere uno strumento essenziale”, ha sottolineato il professor Bellwood. I dettagli dello studio sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Cell.
[Foto di Victor Huertas e David Bellwood]