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Covid 19

I pazienti COVID con alti livelli di troponina rischiano complicanze e morte: è la spia dell’infarto

Un team di ricerca italiano guidato da scienziati degli Spedali Civili di Brescia e dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo hanno scoperto che i pazienti ospedalizzati affetti da COVID-19 hanno un rischio maggiore di morte e sviluppare complicanze. Concentrazioni superiori di troponina vengono normalmente rilevate nei pazienti con un infarto del miocardio.
A cura di Andrea Centini
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Livelli elevati di troponina, un enzima proteico associato alla contrazione muscolare, rappresentano un fattore di rischio per la mortalità e lo sviluppo di complicanze cardiovascolari (e non) nei pazienti ospedalizzati per COVID-19, l'infezione provocata dal coronavirus SARS-CoV-2. Si tratta di un'associazione interessante poiché le troponine cardiache sono solitamente “campanelli d'allarme” per la diagnosi di un infarto del miocardio: di norma si rilevano concentrazioni basse nel sangue, tuttavia in seguito a un infarto i livelli salgono repentinamente, e maggiore è il danno cardiaco, più è elevata la quantità dell'enzima. Ora è stato dimostrato anche un legame con la COVID-19.

A dimostrare l'associazione tra alti livelli di troponina e un maggior rischio di mortalità e complicanze per COVID-19 è stato un team di ricerca italiano, il “Cardio-Covid Italy multicenter study” guidato da scienziati del reparto di Cardiologia dell'ASST Spedali Civili di Brescia – Università degli Studi di Brescia e dell'Unità di Cardiologia presso il Dipartimento di Cardiovascolare dell'Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo. Tra gli altri istituti coinvolti nell'indagine l'Ospedale Policlinico San Martino dell'Università di Genova; il Policlinico di Monza; l'Università di Pavia; l'Istituto Clinico Casal Palocco di Roma; la Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa e altri ancora.

Le “radici” dello studio, coordinato dai professori Marco Metra e Michele Senni, sono state gettate lo scorso 8 marzo, in piena emergenza sanitaria, quando al pronto soccorso di Brescia fu ricoverata una donna 53enne con miocardite (un'infiammazione al cuore) innescata dall'infezione di coronavirus. Dopo la donna, fortunatamente guarita, sono stati seguiti i casi di altri 613 pazienti con tale complicanza, che hanno permesso ai ricercatori italiani di mettere a punto un approfondito studio multicentrico e trasversale che ha fatto emergere chiaramente il legame tra troponina elevata e rischio di mortalità e complicanze da COVID-19. Dei pazienti inclusi nello studio il 70,8 percento era di sesso maschile e l'età media era di 67 anni; sono stati tutti ricoverati in 13 diverse unità di cardiologia italiane tra il 1 marzo e il 9 aprile 2020 e durante il periodo di follow-up sono morti in 148 (il 24,1 percento del totale).

Dalle analisi condotte da Metra, Senni e colleghi, livelli elevati di troponina sono stati trovati in 278 pazienti, il 45,3 percento del totale: in generale quelli con questa condizione erano più anziani, avevano una maggiore prevalenza di condizioni cardiovascolari quali ipertensione, insufficienza cardiaca, malattia coronarica e fibrillazione atriale. La mortalità per questi pazienti è risultata essere significativamente superiore rispetto al gruppo con concentrazioni basse di troponina, ovvero del 37 percento contro il 13 percento. Il primo gruppo era esposto anche ad altre complicanze, quali sepsi, insufficienza renale acuta, insufficienza multiorgano, embolia polmonare, delirio, sanguinamento maggiore e insufficienza cardiaca.

“Dal nostro studio è emerso che il riscontro di elevati livelli di troponina, un marcatore di danno miocardico solitamente utilizzato per la diagnosi di infarto del miocardio, si associano ad un notevole aumento della mortalità nei pazienti affetti da Covid-19. Infatti il 37% dei soggetti con troponina elevata è deceduto contro il 13% dei soggetti che non avevano un rialzo della troponina al momento del ricovero in ospedale. Inoltre, il semplice aumento della troponina è correlato a una maggiore incidenza di complicanze cardiovascolari e non cardiovascolari come l’embolia polmonare”, aveva dichiarato al Corriere della Sera il professor Carlo Mario Lombardi, coautore dello studio. I dettagli della ricerca “Association of Troponin Levels With Mortality in Italian Patients Hospitalized With Coronavirus Disease 2019 – Results of a Multicenter Study” sono stati pubblicati sull'autorevole rivista scientifica JAMA Cardiology.

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