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I nostri sogni nascono durante il giorno: rappresentano i ricordi e le emozioni che viviamo

I nostri sogni ci aiutano a elaborare i ricordi e le emozioni che sperimentiamo durante la nostra vita da svegli. Da millenni l’uomo si interroga sul significato dei sogni, associazioni di immagini, emozioni e concetti che creano durante il sonno non cosciente. Una ricerca prova a dare una spiegazione scientifica ai perché del sogno.
A cura di Lorenzo Fargnoli
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I sogni sono direttamente collegati ai ricordi e le emozioni che sperimentiamo durante lo stato di veglia. Sembra un concetto quasi scontato, ma sono difficilissimi gli studi su questo affascinante fenomeno, poiché basati su un momento non cosciente della nostra vita. Un uomo passa quasi trenta anni dormendo e una buona percentuale di questi sognando. Nei tempi antichi si pensava che il sogno fosse una specie di chat WhatsApp con il divino, dove immagini e concetti sovrannaturali ci venivano inviati, per mostrarci il destino o il passato. Ci volle lo psichiatra Sigmund Freud ad inizio del 900 per teorizzare che i nostri sogni fossero fatti da "residui del giorno" e quindi porre le basi per un collegamento diretto fra sogno e veglia. Da allora numerose teorie hanno ridisegnato questo strano rapporto, ma oggi uno studio del Swansea University Sleep Lab nel Regno Unito, ha scientificamente provato il legame fra questi due mondi, legandoli in particolare all'elaborazione delle nostre emozioni.

Svegliati di continuo. I ricercatori si sono premuniti di un gruppo campione di 20 giovani studenti, tutti grandi "sognatori". È stato chiesto loro di tenere un diario quotidiano per dieci giorni, registrando le principali attività, gli eventi emotivamente più seganti e le preoccupazioni che più appesantivano le loro giornate. La notte del decimo giorno sono stati chiamati a passarla in laboratorio, con una serie di elettrodi elettroencefalografici, come cuffia da notte, per monitorare i sogni durante le onde theta REM (sonno profondo) e le SWS (sonno leggero). Il gruppo campione veniva svegliato dopo solo 10 minuti dall'inizio di ogni fase (un vero incubo), per raccontare e descrivere i propri sogni. Dalla ricerca appare che gli studenti che avevano registrato durante la veglia eventi emotivamente più forti, emettessero onde Theta molto più intense e questi eventi erano molto più inclini a comparire nei sogni della fase REM.

Un sogno del presente. La ricerca del team ha scoperto che l'intensità emotiva di un'esperienza di veglia può essere collegata all'intensità dell'attività del cervello durante il sogno e al contenuto di questo. "Questa è la prima scoperta che le onde theta sono legate al sogno riguardanti il vissuto recente, e la prova più forte è che il sogno è legato all'elaborazione che il cervello sta facendo dei ricordi recenti" dicono i ricercatori. Insomma i nostri sogni più profondi, legati alla fase REM, non vengono da vecchi traumi infantili o dalle prime delusioni d'amore adolescenziali, ma sono la diretta rielaborazione del nostro presente emotivo più prossimo.

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