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I gorilla di Dian Fossey: ancora minacciati da trafficanti e bracconieri, difesi strenuamente dai ranger

Tra il Congo, il Ruanda e l’Uganda, resistono gli esemplari di gorilla di montagna a cui la celebre studiosa Dian Fossey dedicò la vita. Oggi sono minacciati dai trafficanti di carbonella e di droga, mentre i ranger del Parco di Virunga vengono abbandonati a loro stessi in una lotta impari, per la difesa della natura.
A cura di Nadia Vitali
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Taronga Zoo Welcomes Baby Gorilla

La vita di Dian Fossey è sempre stata fonte di ammirazione per le straordinarie doti di intelligenza, coraggio e generosità della celebre zoologa. Dopo i suoi studi in America, Dian Fossey, infatti, consacrò la sua intera attività di studiosa ai Gorilla che vivevano principalmente sulle montagne e nelle foreste del Ruanda, nella zona del Parco Nazionale dei Vulcani e che erano minacciati soprattutto dai bracconieri: divenuta celebre grazie alla sua attività, resa nota anche da alcune foto pubblicate dal National Geographic Magazine nel 1970, sfruttò la propria immagine per perorare la causa di questi meravigliosi animali.

Il suo amore per i gorilla la spinse anche inconsapevolmente verso la morte, quando nel 1985 venne assassinata brutalmente da una mano misteriosa, presumibilmente a causa proprio della sua infaticabile lotta per la tutela dei diritti degli animali; in molti erano, evidentemente, a non trarre benefici dalle azioni dimostrative della studiosa, in troppi a pensare che la salvaguardia dell'habitat dei primati, potesse costituire un limite per eventuali attività legate al turismo. Nonostante questo, molto è rimasto nella memoria di Dian Fossey e la sua battaglia è andata avanti proprio su quei monti su cui lei per prima scoprì il mondo dei gorilla, sotto minaccia della mano dell'uomo, come sempre: nel Parco Nazionale del Virunga, che si trova nella zona tra Repubblica Democratica del Congo, Ruanda e Uganda, la popolazione dei gorilla sta lentamente aumentando, arrivando addirittura ad una percentuale del 26% negli ultimi sette anni, giungendo così al numero di ben 480 esemplari, come riportato dal National Geographic.

Le misure di sicurezza sono state in grado di preservare la specie e garantirne addirittura la riproduzione; nonostante questo, il parco, che confina con quello in cui operò la studiosa, non trova pace e così negli ultimi tre mesi ben otto guardie forestali sono state uccise dalle milizie ribelli: in realtà dal 1994 sono 120 i ranger caduti perché non disposti a tollerare atti illegali quali il bracconaggio. Le Democratic Forces for the Liberation of Rwanda, principali forze di combattimento dei ribelli Hutu, già responsabili del genocidio in Ruanda del 1994 (uno dei più sanguinosi e violenti del XX secolo, per lo più ignorato da buona parte della popolazione mondiale), in seguito alla guerra civile, si sono riversate all'interno del parco e qui, aiutate dalla totale assenza del governo congolese, cooperano, proteggendoli, con bracconieri e banditi che stanno mettendo a dura prova la sopravvivenza di questa riserva di paradiso. I ranger sono abbandonati completamente a loro stessi, troppo soli per difendersi da trafficanti, milizie e bracconieri e, quindi, inevitabilmente destinati a soccombere.

Fatto assolutamente vietato dalla legge, sui monti di Virunga, si produce della carbonella, realizzata grazie agli alberi tagliati illegalmente dal parco; il prodotto rivenduto viene scambiato con armi e munizioni, mentre la zona, ormai disboscata, viene coltivata a marijuana, la quale anche è fonte di ulteriori guadagni. Purtroppo gli abitanti del parco pur di proseguire nel loro traffico illecito, continuano a rifornire di denaro, cibo e medicinali le milizie della FDLR, mentre queste svolgono una funzione di protezione nei loro confronti. Con molta difficoltà, dunque, i gorilla beringei beringei (questo il nome del gorilla di montagna) stanno resistendo a questa tendenza pericolosissima che ci auguriamo di vedere scomparire nel giro do poco tempo: una resistenza dovuta, probabilmente, alla lotta di persone come Dian Fossey e di tutti i ranger, divenuti eroi per la natura, loro malgrado, in questi tempi così oscuri.

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