I dolcificanti artificiali sono più sani dello zucchero? Cosa dice la scienza
Il consumo eccessivo di zucchero è considerato uno dei principali “nemici” della nostra salute, a causa delle molteplici condizioni cui può essere associato: si spazia infatti dal sovrappeso all'obesità, passando per il diabete di tipo 2 fino alle patologie metaboliche. Da quando sono stati scoperti i dolcificanti, come l'apprezzata saccarina identificata (per caso) alla fine del XIX secolo dal professor Ira Remsen dell'Università Johns Hopkins, gli esperti hanno indagato a fondo su rischi e benefici di questi composti artificiali, in particolar modo in associazione all'epidemia di obesità che è diventata un significativo problema sanitario e sociale in molti Paesi occidentali, soprattutto negli Stati Uniti d'America.
Un'indagine condotta da Metafact.io, autorevole portale dedicato al tema della salute, ha coinvolto una decina di medici e scienziati, ai quali è stata posta la seguente domanda: “I dolcificanti artificiali sono migliori per te dello zucchero?”. Per il 63 percento degli intervistati la risposta è stata “probabile”. Per diverse ragioni. Come spiegato dagli esperti, innanzitutto, esistono due tipologie di dolcificanti: gli alcoli zuccherini e i dolcificanti ad alta intensità. I primi sono simili ai veri zuccheri ma vengono metabolizzati con minor facilità, mentre i secondi – come la saccarina e il diffuso aspartame – sono molto più dolci dello zucchero. La già citata saccarina è oltre 200 volte più dolce dello zucchero.
Il principale beneficio dei dolcificanti è quello di non avere calorie (o di averne pochissime), ma ciò non significa che siano composti "inerti". Come sottolineato da Metafact.io, infatti, “possono interagire con la famiglia T1R dei recettori del gusto dolce” presenti nella bocca e nell'intestino, pertanto possono avere effetti metabolici. Inoltre si ritiene che possano interagire con i batteri che vivono nel nostro intestino, e avere un impatto anche sugli equilibri dello stesso. Diverse ricerche hanno dimostrato che la qualità e la diversità del microbiota intestinale sono fondamentali per la nostra salute.
Anche se i dolcificanti non hanno calorie o ne hanno pochissime, la meta-analisi “Association between intake of non-sugar sweeteners and health outcomes: systematic review and meta-analyses of randomised and non-randomised controlled trials and observational studies2” pubblicata sul British Medical Journal ha dimostrato che le persone che usano dolcificanti non hanno perso più peso di chi usa il normale zucchero. Tuttavia, le persone affette da obesità e in sovrappeso che passano ai dolcificanti perdono più peso rispetto agli altri. Lo studio “The Impact of Artificial Sweeteners on Body Weight Control and Glucose Homeostasis” ha invece dimostrato che possono esserci effetti positivi o neutri sulla perdita di peso, e ciò può dipendere da molteplici ragioni. Non tutti i tipi di dolcificanti sono uguali, inoltre va tenuta presente l'intera dieta del soggetto che passa al dolcificante. Come specificato dal professor Kieron Rooney, biochimico presso l'Università di Sydney, il consumo combinato di dolcificanti artificiali e altri alimenti “può avere un effetto di interazione tale che l'assorbimento di energia viene alterato”.
Secondo altri studiosi l'azione dei dolcificanti sul sistema di ricompensa può portare ad avere più appetito e dunque a mangiare di più, inoltre, come spiegato dalla nutrizionista Cornelie Nienaber-Rousseau, ci può sempre essere l'impatto del cambiamento sul microbiota intestinale. Insomma, nonostante non abbiano calorie rispetto al vero zucchero, ci sono dei fattori di cui tenere conto, oltre ai risultati non proprio entusiasmanti sulla perdita di peso. Nonostante ciò, per gli esperti intervistati da Metafact.io una bibita con un edulcorante può essere una soluzione più utile e migliore di una zuccherina per chi sta provando a perdere peso, sebbene diversi aspetti siano ancora da indagare con la ricerca. Fortunatamente nessuno studio ha trovato una correlazione tra dolcificanti artificiali e cancro, un timore emerso da un vecchio studio del 1978 che trovò un'associazione tra cancro alla vescica nei ratti e uso di saccarina. Nell'uomo ciò non è mai stato dimostrato.