I dingo modificano i paesaggi australiani: tra dune e arbusti, come cambia il territorio

Il paesaggio del deserto australiano è stato sensibilmente modificato a causa dello sterminio da alcune aree dei dingo (Canis familiaris dingo), i caratteristici cani selvatici originari della terra dei canguri. Lo hanno dimostrato i ricercatori della Scuola di Scienze Biologiche, della Terra e Ambientali presso l'Università del Nuovo Galles del Sud e dell'Università di Wollongong, che hanno condotto un approfondito studio geomorfologico con l'ausilio di una flotta di droni.

Gli studiosi, coordinati dal professor Mitchell Lyons, ricercatore presso il Centro per la Scienze dell'Ecosistema dell'ateneo di Sydney, si sono concentrati su un'area del deserto di Strzelecki, nel nord-ovest del Nuovo Galles del Sud, dove è attraversato dalla famigerata “Dingo Fence”. Questa struttura, che raggiunge i 5mila chilometri di lunghezza – è una delle più grandi realizzate dall'uomo – è una barriera che si snoda anche negli Stati del Queensland e dell'Australia Meridionale, ed è stata costruita a partire dal 1800 per tenere lontani i dingo dai terreni di allevamento del bestiame.
A destra e a sinistra della Dingo Fence il paesaggio presenta delle marcate differenze, ad esempio nell'altezza delle dune e nella distribuzione della vegetazione, e il motivo – curiosamente – risiede proprio nell'impatto delle popolazioni di dingo. Dove se ne trovano molti (a destra nella foto in basso) la vegetazione è più rada e le dune risultano più basse o addirittura piatte, mentre nell'altra (a sinistra), dove ci sono pochi dingo, la vegetazione è più ricca e le dune sono più alte.

Ma che c'entrano i dingo con la geomorfologia del deserto? Il motivo risiede nel fatto che l'eradicazione dei predatori ha innescato eventi ecologici a cascata estremamente significativi. Dove ci sono pochi dingo, infatti, hanno iniziato a prosperare volpi e gatti selvatici, che hanno ridotto sensibilmente il numero di piccoli erbivori, come i roditori ‘saltellanti' tipici di questo deserto. A causa della loro carenza, gli arbusti hanno iniziato a prosperare, modificando di conseguenza l'effetto dei venti e creando dune più alte.

I ricercatori l'hanno dimostrato catturando immagini ad alta risoluzione con i droni ed elaborandole con un software che ha evidenziato con precisione la densità della vegetazione e la morfologia delle dune. “Il nostro studio – ha sottolineato il professor Mike Letnic, un coautore dello studio – dimostra davvero che la rimozione dei predatori innesca cascate trofiche che hanno implicazioni di vasta portata”. “Vanno ben al di là di un semplice rapporto tra predatori e prede, e determina persino il moto dei venti e quello della sabbia nel deserto”. I dettagli dell'affascinante ricerca sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Journal of the Royal Society Interface .