I casi di trombosi della vena sinusale che stanno frenando il vaccino AstraZeneca
Dopo alcuni eventi tromboembolici verificatisi in soggetti cui è stato somministrato il vaccino anti COVID di AstraZeneca, diversi Paesi europei – Italia Compresa – hanno deciso di sospendere il farmaco in attesa di un chiarimento definitivo da parte dell'Agenzia Europea per i Medicinali (EMA), che rilascerà una relazione giovedì 18 marzo. Tutto è iniziato con casi “sospetti” registrati in Nord Europa e nel nostro Paese, che hanno portato al ritiro dei lotti ABV5300 e l'ABV2856 del vaccino, ma il crocevia della situazione attuale è stato il 15 marzo, quando improvvisamente alcuni governi hanno deciso di sospendere completamente l'inoculazione del vaccino AZD1222/ChAdOx1, messo a punto in collaborazione tra AstraZeneca, Jenner Institute dell'Università di Oxford e Advent-Irbm, azienda biotecnologia italiana con sede a Pomezia. Il primo Paese a imporre la sospensione è stato la Germania, poi sono seguiti a ruota anche la Francia, l'Italia e la Spagna. Si è trattato di uno stop imprevisto che ha tirato il freno a mano alla campa vaccinale contro il coronavirus SARS-CoV-2, in piena corsa. Cos'è successo esattamente?
A spingere il governo tedesco a sospendere temporaneamente il vaccino – a scopo puramente precauzionale – sono stati sette casi di una rara forma di trombosi cerebrale, ovvero la trombosi della vena sinusale (o trombosi del seno venoso cerebrale), associata a una carenza di piastrine (trombocitopenia) e petecchie emorragiche. A descrivere i casi, verificatisi in correlazione temporale con la somministrazione del vaccino, i ricercatori del Paul Ehrlich Institut, un organismo di regolamentazione sanitaria in prima linea nel monitoraggio della campagna vaccinale contro il patogeno pandemico. I sette eventi sono stati riscontrati in sei donne e in un uomo con un'età compresa tra i 20 e i 50 anni, in un arco temporale compreso tra quattro e 16 giorni dopo l'inoculazione del vaccino COVID-19 di AstraZeneca. “Questo si è presentato come un modello comparabile”, hanno scritto gli scienziati dell'agenzia federale tedesca di Langen in un comunicato stampa. Purtroppo tre dei pazienti con tale condizione (due donne e un uomo) sono deceduti. Altri casi sospetti si sono verificati in altri Paesi e sono tuttora nel mirino delle autorità sanitarie locali, oltre che dell'EMA, in vista dell'attesissima relazione del 18 marzo.
A far preoccupare gli scienziati e spingere l'autorità sanitaria tedesca (e poi le altre) a sospendere il vaccino di AstraZeneca non sono stati gli eventi in sé, ma l'incidenza dei casi. Su 1,6 milioni di vaccinazioni con l'AZD1222/ChAdOx1 effettuate in Germania, come indicato sono emersi sette casi di trombosi cerebrale della vena sinusale, tuttavia, sulla base dei dati relativi alla popolazione generale, ne era atteso soltanto uno. Insomma, l'incidenza è risultata essere sette volte superiore, facendo suonare il campanello d'allarme. Fino ad oggi gli esperti avevano indicato un parallelismo tra l'incidenza degli eventi tromboembolici nei soggetti trattati con AstraZeneca (37 su 17 milioni di dosi inoculate in Europa) e quella della popolazione generale, tale da non evidenziare alcun incremento del rischio. Tuttavia a far “saltare il banco” non è stata una semplice trombosi, ma quella rara che colpisce il cervello, come detto associata a carenza di piastrine e sanguinamento.
Prima di prendere la sofferta decisione della sospensione, alla luce dell'importanza della campagna vaccinale anti COVID, i ricercatori del Paul-Ehrlich-Institut hanno sottoposto i dati ad altri esperti, convenendo in fine di procedere alla stop e attendere le valutazioni dell'EMA. “Oltre agli esperti del Paul-Ehrlich-Institut, altri esperti in trombosi, ematologia e uno specialista in adenovirus sono stati consultati sui dettagli dei casi segnalati”, scrive il Paul-Ehrlich-Institut. “Tutti gli esperti hanno concordato all'unanimità che qui si poteva distinguere un modello e che una connessione tra le malattie sopra menzionate e la vaccinazione con il vaccino COVID-19 AstraZeneca non era inverosimile”, hanno aggiunto gli scienziati, concludendo che la decisione più opportuna da prendere fosse quella di raccomandare la sospensione. Tale raccomandazione, com'è noto, è stata accolta dal Ministero Federale Tedesco della Salute (BMG), che è stato seguito a ruota dalle agenzie sanitarie di diversi altri Paesi, Italia compresa.
Va sottolineato che ad oggi non vi è alcuna evidenza scientifica sulla correlazione tra la vaccinazione con l'AstraZeneca e l'emersione della trombosi della vena sinusale; per questo si deve attendere la relazione dell'EMA. Nel caso vi fosse un'effettiva associazione tra il vaccino e il grave evento tromboembolico, è stata avanzata un'ipotesi spiegata su Twitter dall'anestesista e specialista in medicina di emergenza tedesco L. Johnsdorf, sul profilo “PointCare”. Il medico ha spiegato che i sette pazienti colpiti soffrivano tutti di una cosiddetta “sindrome da trombopenia spontanea indotta da eparina, che è protrombotica, cioè trombocitopenia indotta da trombosi (un'estrema riduzione di piastrine del sangue, che sono essenziali per la coagulazione)”. Ciò ha portato anche alla formazione delle emorragie cutanee petecchiali. In questo specifico caso, spiega il medico, il fattore scatenante dell'evento sarebbero gli anticorpi IgG “diretti contro il complesso del fattore piastrinico 4 / antigene eparina”. I pazienti non hanno ricevuto eparina, dunque l'origine di questi anticorpi non è chiara, specifica il dottor Johnsdorf, tuttavia cita uno studio giapponese in cui è stato dimostrato che gli anticorpi contro il complesso piastrinico 4 possono essere innescati “da una precedente esposizione a un polianione, ad esempio la superficie di batteri o acidi nucleici”. Il medico aggiunge che il vaccino di AstraZeneca contiene una struttura polianionica che potrebbe essere alla base dell'intero castello, generando potenzialmente tali anticorpi. Al momento si tratta solo di una ipotesi che andrà verificata e confermata, ma lo scienziato suggerisce che basterebbe individuare la molecola polianionica eventualmente responsabile e sostituirla con un'altra. Non resta che attendere la fondamentale relazione dell'EMA per sapere se la campagna vaccinale contro il coronavirus SARS-CoV-2 potrà proseguire anche col farmaco di AstraZeneca, o subirà un brusco rallentamento (soprattutto in Italia dove l'AZD1222/ChAdOx1 è al centro delle vaccinazioni).