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I capodogli usano dialetti diversi per comunicare

I maestosi cetacei hanno un linguaggio interno al proprio gruppo familiare che viene trasmesso ai membri più giovani.
A cura di Nadia Vitali
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Che i cetacei fossero soliti comunicare tra loro attraverso dei segnali vocali non è un mistero; che, però, i capodogli comunicassero servendosi di una sorta di linguaggio colloquiale riservato ai membri più vicini della propria comunità è una notizia che giunge del tutto nuova.

A scoprirlo sono stati i ricercatori guidati da Mauricio Cantor della Dalhousie University canadese che, in un articolo pubblicato da Nature Communications, illustrano i risultati di un lavoro durato 18 anni durante i quali hanno seguito gruppi di cetacei che vivono nelle acque che circondano le isole Galapagos. Le registrazioni delle vocalizzazioni dei capodogli hanno consentito di individuare alcune sorprendenti caratteristiche relative all’interazione sociale di questi animali.

I capodogli comunicano attraverso degli schiocchi che vengono ripetuti con diverse intensità: a seconda delle regioni di appartenenza e del gruppo familiare i repertori di suoni cambiano, dando origine ad un elevato numero di dialetti legati alla struttura sociale delle diverse popolazioni.

Proprio come accade per le società umane, infatti, i capodogli vivono organizzati secondo strutture sociali stratificate: nuclei familiari condividono spazi e cibo, spostandosi assieme per molti anni. Tali gruppi mostrano comportamenti simili ma, soprattutto, somiglianze nei codici linguistici adottati, come se li ereditassero dagli altri membri attraverso un comportamento imitativo.

I giovani capodogli, fino a due anni d’età, prendono come modello gli esemplari più grandi per imparare a modulare le sequenze di schiocchi: questo ha portato, in ciascun singolo gruppo, all'emergere di varianti “dialettali” che, se da una parte cementano ulteriormente i legami all'interno dello stesso clan familiare, dall'altro marcano la distanza con gli estranei.

Un meccanismo che – sottolineano gli autori della ricerca – non può essere spiegato sulla base di altri fattori come la genetica o la semplice trasmissione da madre a figlio. E che rende ancora più affascinante questa immensa creatura dei mari.

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