I cani potrebbero proteggere i bambini dalla schizofrenia: studio scopre associazione
Quando si è bambini avere un cane in famiglia potrebbe ridurre sensibilmente il rischio di sviluppare la schizofrenia una volta adulti. Le probabilità di ammalarsi risulterebbero abbattute del 24 percento quando il contatto col miglior amico dell'uomo avviene durante i primi tre anni di vita. A trovare l'associazione tra il disturbo psichiatrico e l'esposizione a Fido è stato un team di ricerca americano guidato da scienziati della Scuola di Medicina presso la prestigiosa Università Johns Hopkins di Baltimora, che hanno collaborato a stretto contatto i colleghi dello Sheppard Pratt Health System. Ma come possono i cani proteggere dalla malattia mentale? Procediamo con ordine.
Si ritiene che la schizofrenia, una patologia psichiatrica caratterizzata da psicosi, allucinazioni, alterazione del comportamento e della personalità, sia innescata da una combinazione di fattori genetici e ambientali nella fase precoce della vita, benché le cause esatte siano ancora oggi sconosciute. Poiché diversi disturbi psichiatrici sono stati associati ad alterazioni del sistema immunitario e ad esposizioni ambientali nella prima infanzia, e poiché gli animali domestici sono tra le prime cose con cui molto spesso i bambini interagiscono, gli scienziati guidati dal professor Robert Yolken, presidente della Stanley Division of Pediatric Neurovirology e docente di neurovirologia pediatrica presso il Johns Hopkins Children's Center, hanno deciso di indagare proprio sulla relazione tra il possesso di un animale domestico (cane e gatto) e di due diffusi disturbi psichiatrici, la schizofrenia e il disturbo bipolare.
Yolken e colleghi hanno coinvolto nello studio 1.371 uomini e donne di età compresa tra 18 e 65 anni: 396 persone con schizofrenia, 381 con disturbo bipolare (tutti in cura presso lo Sheppard Pratt Health System) e 594 soggetti del gruppo di controllo, per i quali l'assenza di patologie psichiatriche è stata certificata dopo apposite visite. Per determinare l'associazione tra il possesso di animali domestici e lo sviluppo dei disturbi psichiatrici, gli scienziati hanno chiesto a tutti i partecipanti di indicare la presenza di un cane o un gatto a casa quando avevano da 0 a 12 anni. Dopo aver suddiviso i partecipanti in varie fasce di età, hanno incrociato tutti i dati facendo emergere l'associazione positiva tra il possesso di un cane e il ridotto rischio di sviluppare la schizofrenia. La protezione è risultata massima quando Fido scodinzolava in famiglia durante i primi tre anni di vita dei bambini. Come indicato, in questo caso il rischio di sviluppare la schizofrenia è risultato ridotto del 24 percento rispetto a chi non aveva un cane.
Gli scienziati non hanno trovato alcuna associazione statistica (né positiva, né negativa) tra il possesso di un cane e lo sviluppo del disturbo bipolare, mentre hanno trovato una leggerissima tendenza positiva tra il possesso di un gatto e il rischio di sviluppare disturbo bipolare e schizofrenia nella fascia di età tra i 9 e i 12 anni. All'inizio dell'anno uno studio pubblicato tra Brain, Behavior, and Immunity ha riscontrato un legame tra il protozoo parassita responsabile della toxoplasmosi (Toxoplasma gondii) e la schizofrenia, per questo potrebbe essere emersa la lieve associazione positiva col possesso di un gatto. Come sottolineato dai ricercatori, tuttavia, i risultati dello studio dovranno essere confermati da indagini approfondite e non essere considerati singolarmente. Del resto si è trattato di uno studio di osservazione che non identifica alcun rapporto di causa-effetto.
Ma in che modo il cane potrebbe proteggere i bimbi dalla schizofrenia? “Ci sono diverse spiegazioni plausibili per questo possibile effetto protettivo dal contatto con i cani”, ha sottolineato il professor Yolken in un comunicato stampa pubblicato dalla sua università. “Forse qualcosa nel microbioma canino che viene trasmesso agli esseri umani e rafforza il sistema immunitario o mitiga una predisposizione genetica alla schizofrenia”, ha aggiunto lo studioso. “Una migliore comprensione dei meccanismi alla base delle associazioni tra esposizione agli animali domestici e disturbi psichiatrici ci consentirebbe di sviluppare adeguate strategie di prevenzione e trattamento”, ha concluso Yolken. I dettagli della ricerca sono stati pubblicati sull'autorevole rivista scientifica PloS ONE.