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I cambiamenti climatici stanno spazzando via miliardi di stelle marine

L’allarme lanciato da un team di ricerca internazionale che ha osservato un aumento degli eventi di mortalità di massa lungo la costa nordamericana: “Il riscaldamento delle acque favorisce lo sviluppo di patogeni alla base di epidemie mortali per le stelle marine”.
A cura di Valeria Aiello
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Pycnopodia helianthoides, nota anche come stella marina del girasole / Brocken Inaglory, Wikipedia
Pycnopodia helianthoides, nota anche come stella marina del girasole / Brocken Inaglory, Wikipedia

Il riscaldamento delle acque causato dai cambiamenti climatici sta uccidendo miliardi di stelle marine lungo la costa nordamericana. È in quest’area del Pacifico che un team di ricerca internazionale ha documentato eventi di mortalità di massa, probabilmente dovuti a epidemie causate da batteri o virus che si sviluppano nelle acque più calde. In particolare, spiegano gli studiosi in un articolo pubblicato dalla Royal Society, le regioni con le temperature più alte hanno riportato “i cali demografici più rapidi e intensi e un minor numero di esemplari sopravvissuti”.

L’analisi, che si è concentrata sulla Pycnopodia helianthoides, una specie nota anche come stella marina del girasole, tra le più grandi al mondo e caratterizzata da numerosi tentacoli (da 16 a 24), ha evidenziato che dalla Baja California, in Messico, a Cape Flattery, nello stato di Washington, questa specie sembra essere funzionalmente estinta, con una perdita superiore al 99,2% degli esemplari. Gravi riduzioni (superiori all’87,8%) sono stati inoltre evidenziati dal Mare di Salish al Golfo dell’Alaska. Alcune popolazioni si trovano ancora nelle acque della Columbia Britannica, ma i ricercatori non sanno ancora se sopravvivranno.

Queste stelle marine, ha precisato Sara Hamilton, studentessa di dottorato dell’Oregon State University e autrice principale dello studio, si stanno estinguendo dal 2013 e le ultime ricerche condotte hanno evidenziato che “gli esemplari delle coste del Messico e della California sono stati spazzati via nel giro di un paio di mesi – ha affermato la ricercatrice in un’intervista a Canadian Press – . In Alaska e nella Columbia Britannica, dove fa molto più fresco, abbiamo ancora popolazioni residue. Quindi ci sono prove certe che la temperatura è in qualche modo correlata alla loro estinzione”.

La frequenza con cui le popolazioni residue di Pycnopodia helianthoides sono state osservate dal 2017 al 2020 in ciascuna regione
La frequenza con cui le popolazioni residue di Pycnopodia helianthoides sono state osservate dal 2017 al 2020 in ciascuna regione

La Pycnopodia helianthoides si trova strettamente nell’Oceano Pacifico, nei mari americani tra l’Alaska e la California, ma i ricercatori ritengono “improbabile” una ripopolazione naturale nei bacini meridionali. “Sarà probabilmente necessario il recupero assistito per ripristinare il ruolo funzionale di questo predatore su scale temporali ecologicamente rilevanti – precisano nello studio – . La nostra analisi lancia un allarme urgente per manager, decisori politici, ambientalisti e amanti degli oceani di tutta la costa del Pacifico nordamericano. Senza intervento è improbabile che la Picnopodia torni ai livelli precedenti”.

La perdita di questa specie, concludono gli studiosi, può avere “conseguenze a livello dell’ecosistema, in particolare per le foreste di alghe, che rischiano di essere erose da un aumento dell’azione dei ricci di mare”, oltre a rappresentare una “perdita culturale” ha aggiunto Hamilton, descrivendo la malattia come una lesione bianca o scolorita sulla superficie delle stelle marine, in grado di causare la morte di esemplari adulti e giovani in 48 ore. “Le lesioni – ha chiarito – iniziano a diffondersi su tutto il corpo e le interiora iniziano a fuoriuscire. È molto inquietante”.

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