Hubble oltre ogni limite, nella galassia più distante del cosmo
Un gruppo internazionale di astronomi ha "spinto oltre i suoi limiti" il telescopio spaziale Hubble, battendo ogni record di distanza spaziale e portandolo a scrutare nella più remota galassia mai osservata nell'Universo: si tratta di un oggetto già esistente appena 400 milioni di anni dopo il Big Bang, in grado di fornire importanti informazioni relative alla prima generazione di galassie. I dettagli del lavoro sono stati resi noti attraverso un articolo pubblicato dall'Astrophysical Journal.
Hubble ai confini del tempo
La galassia si chiama GN-z11 e, benché estremamente debole, si presenta come straordinariamente brillante in rapporto alla sua distanza dalla Terra: in passato Hubble ha già osservato galassie lontanissime con queste caratteristiche e ciò dimostra che ci stiamo avvicinando sempre di più agli oggetti più antichi che si sono formati nell'Universo. In precedenza gli astronomi avevano calcolato la distanza di GN-z11 grazie all'analisi del colore combinando le immagini di Hubble e del telescopio spaziale della NASA Spitzer.
Adesso, per la prima volta, hanno scelto di servirsi della Wide Field Camera 3(WFC3) per ottenere una misura più precisa, grazie a dati spettroscopici più accurati, cioè frazionando la luce nei diversi colori componenti: i risultati hanno dimostrato che la galassia è molto più distante di quanto ipotizzato in origine. Una distanza sostanzialmente al limite delle capacità osservative di Hubble e che, fino ad oggi, si credeva potesse essere esplorata soltanto con tecnologie ancora in fase di realizzazione, come il telescopio spaziale James Webb, costruito e gestito da NASA, ESA e Agenzia Spaziale Canadese e il cui lancio è previsto per il 2018.
Abbiamo fatto un enorme passo indietro nel tempo, oltre quello che ci aspettavamo di essere in grado di fare con Hubble. Siamo riusciti a guardare così lontano da misurare la distanza di una Galassia che si trova nell'epoca in cui l'Universo aveva soltanto il 3% della sua età attuale. – Pascal Oesch,Yale University, primo autore dello studio.
Oltre ogni record
A detenere il record prima di GN-z11 c'era la galassia EGSY8p7, risalente ad un'età in cui la luce delle stelle delle galassie primordiali aveva appena iniziato a riscaldare e a sollevare nubi di idrogeno gassoso e freddo: una fase definita dagli scienziati come "di transizione" e nota come "epoca della reionizzazione". GN-z11 è stata osservata in un momento ancora più antico, circa 150 milioni di anni prima, quando quel processo si stava appena avviando.
La galassia impossibile
Molto più piccola della Via Lattea – dimensioni inferiori di circa 25 volte – ha una massa sotto forma di stelle pari ad appena l'1% della nostra Galassia: eppure il tasso di formazione stellare è molto elevato, superiore di ben 20 volte a quello della attuale Via Lattea, fenomeno questo che è responsabile della eccezionale luminosità dell'oggetto. Per le sue caratteristiche di forte luminosità e relativa grandezza, GN-z11 rappresenta un nuovo interrogativo per gli scienziati: in teoria non sarebbero previsti oggetti così massicci ad appena 2/300 milioni di anni dalla formazione delle prime stelle. A dimostrazione del fatto che conosciamo ancora molto poco dell'Universo primordiale.