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Hannes, è italiana la mano bionica che si muove con il pensiero e ha una presa perfetta

È tutta italiana Hannes, la mano bionica pensata per afferrare gli oggetti e spostarli facilmente ridando al paziente il 90% della funzionalità perduta: i ricercatori ci spiegano il suo funzionamento e perché non ha bisogno di un intervento chirurgico per funzionare ma si attiva con il pensiero.
A cura di Zeina Ayache
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È italiana la nuova mano bionica presentata dall'Inail e dall’Istituto italiano di tecnologia (IIT), e sviluppata dalla Rehab Technologies Lab, che promette di essere, che permetterà ai pazienti amputati di ritrovare il 90% della funzionalità perduta: il suo nome è Hannes ed ecco tutto quello che c'è da sapere.

Hannes, cos'è. Hannes, il cuo nome è un omaggio al professor Hannes Schmidl, a cui si deve l’avvio dell’attività di ricerca al Centro Protesi di Vigorso di Budrio e la prima protesi mioelettrica del 1965, è una mano protesica di derivazione robotica controllata dalla contrazione del muscolo residuo dell’arto mancante mediante sensori di superficie che permetterà di restituire ai pazienti circa il 90% della funzionalità di una mano naturale. Oltre alla maggiore durata della batteria, alla migliore capacità e performance di presa, Hannes ha anche un costo ridotto di circa il 30% rispetto ai dispositivi attualmente in commercio: si preannuncia dunque molto concorrenziale.

Senza intervento chirurgico. La mano permetterà ai pazienti di ritrovare le funzionalità perse senza necessità di intervento chirurgico è stata progettata affinché conformazione, peso e qualità dei movimenti siano quanto più possibile equiparabili a quelli di una mano reale, per far sì che le persone amputate percepiscano la protesi come una parte di sé e non come un elemento estraneo.

Come funziona. La sua peculiarità risiede nella parte meccanica, che è unica nel suo genere e conferisce alla mano poliarticolata versatilità e naturalezza nel movimento, elementi che la caratterizzano insieme alla resistenza dei materiali e alla semplicità d’uso. Il meccanismo che permette il movimento delle dita, la forza e la presa dipende dal sistema DAG (Dynamic Adaptive Grasp – brevettato dal team IIT–Inail). Il pollice, in particolare, è orientabile in tre diverse posizioni e rende possibili i tipi di prese necessarie nella vita di tutti i giorni. La presa invece ? consente di spostare oggetti fino a 15 chili e il polso si piega in cinque posizioni.

Come fa a muoversi. Il sistema di controllo di Hannes è di tipo mioelettrico, sfrutta cioè gli impulsi elettrici che provengono dalla contrazione dei muscoli della parte residua dell’arto, e implementa strategie basate su algoritmi di intelligenza artificiale. Questa tecnologia fa sì che i pazienti possano comandare la mano semplicemente pensando ai movimenti naturali e senza la necessità di alcun trattamento chirurgico invasivo. I due sensori che ricevono e interpretano il segnale elettrico proveniente dal cervello, attivando il movimento desiderato del polso o della mano, sono infatti posizionati all’interno dell’invaso della protesi, la parte a contatto con l’arto residuo, risultando così invisibili all’esterno e impercettibili dal paziente.

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