H7N9, gli scienziati cinesi: “Virus da non sottovalutare”
La prossima stagione influenzale potrebbe essere caratterizzata dall’ennesimo allarme pandemico a causa di un nuovo virus dell’influenza A (o influenza aviaria) isolato da un gruppo di ricercatori in Cina, che dalle pagine dell’ultimo numero di Nature mettono in guardia la comunità scientifica. Si chiama H7N9 e, come tutti i virus di questo tipo, nasce come patogeno degli uccelli prima di diventare capace di fare il salto di specie dagli uccelli all’uomo. I primi casi di infezione negli esseri umani sono stati riscontrati a febbraio e alla fine di maggio – secondo i calcoli dell’Organizzazione mondiale della sanità – il numero di vittime è salito a 39, su un totale di 132 casi di infezioni, tutti confinati nelle province orientali della Cina, con picchi in particolare nella provincia dello Zhejiang e nella municipalità di Shangai. Ma, a differenza, dei precedenti ceppi di H7, che si limitavano a provocare malesseri passeggeri o congiuntiviti, il nuovo virus scatena nei pazienti sindromi acute da distress respiratorio e pneumonie, mettendo in allarme i virologi.
"Potenzialmente pandemico"
Al momento, scrivono gli scienziati su Nature, i vaccini anti-influenzali disponibili per la prossima stagione non sono efficaci nei confronti di H7N9. Ma il genoma del virus è stato sequenziato e i suoi punti deboli sono ora noti. Non solo i punti deboli, tuttavia: le caratteristiche genetiche del virus ne evidenziano la particolare abilità di infettare gli esseri umani, cosa che lo rende potenzialmente pandemico. In particolare, il virus presenta una caratteristica riscontrata in tutti i virus influenzali di tipo pandemico, una preferenza cioè per il legame tra il recettore dell’emoagglutinina presente sulla superficie esterna della cellula virale e gli acidi sialici legati a molecole con legame α2,6 nell’organismo umano. Tuttavia, a differenza degli altri virus aviari, H7N9 dimostra una particolare preferenza per il legame con i recettori nell’organismo umano rispetto a quelli presenti negli uccelli. Ciò favorirebbe una maggiore trasmissibilità tra le specie rispetto al virus H5N1, che anni fa Nature definì “una brutta bestia”.
C’è insomma una bestia più brutta in circolazione, nei confronti della quale non possediamo ancora difese sufficienti. Finora le potenziali pandemie influenzali si sono rivelate essere poca cosa, con bassi livelli di contagio e decessi limitati grazie alle politiche di profilassi dell’OMS ma anche a una virulenza più blanda del previsto di questi agenti patogeni. Con H7N9 sarà diverso? I ricercatori dell’Istituto nazionale cinese per il controllo e la prevenzione virale temono di sì. H7N9 colpisce i tessuti respiratori superiori e la trachea, che contengono i recettori α2,6 con cui si lega il virus. Nelle fasi successive, l’infezione è in grado di estendersi ai tessuti polmonari. Finora i casi più gravi con relativi decessi sono stati comunque riscontrati in pazienti anziani, con età superiore ai sessant’anni, e causati dalla concomitanza di altri disturbi legati all’età.
Mutazioni pericolose
La capacità pandemica del nuovo virus dipenderà molto, spiegano i ricercatori, dall’immunità preesistente della popolazione. Al momento, tuttavia, i dati riguardo l’immunità naturale a H7N9 sono molto limitati. Gli scienziati cinesi hanno effettuato un’analisi della capacità di inibizione dell’emoagglutinina e di risposta degli anticorpi prodotta dagli attuali sieri vaccinici in soggetti divisi per fase di età. Da quanto è emerso, anche in caso di somministrazione di un vaccino stagionale non è possibile immunizzarsi dal virus H7N9. Le attuali strategie di profilassi e trattamento in caso di infezione consistono in farmaci antivirali (amantadina e rimantadina) in grado di bloccare i canali ionici attraverso i quali la proteina M2 presente sulle superficie del virus permette a quest’ultimo di aderire alla cellula umana, e inibitori della neuraminidasi (l’enzima che consente al virus di penetrare nelle vie respiratorie).
H7N9 ha sviluppato però delle mutazioni genetiche che gli consentono di esprimere una resistenza maggiore sia ai farmaci che bloccano la proteina M2, come da test in vitro, sia agli inibitori della neuraminidasi, come osservato in due pazienti successivamente deceduti. “La minaccia del virus H7N9 con potenziale pandemico non dovrebbero essere sottostimata”, sottolineano i ricercatori, che suggeriscono una “sorveglianza intensiva” per individuare nuovi casi e verificare la possibilità di ulteriori mutazioni che aumentino il grado di contagio. Qualche giorno fa è stato individuato un nuovo caso a Pechino. La prossima stagione influenzale potrebbe favorire sia l’aumento della virulenza sia l’estensione del contagio al di fuori della Cina.