Grecia, scoperta una necropoli micenea
Sulla sua esistenza gli esperti avevano ben pochi dubbi, grazie alle fonti bibliografiche e a casuali ritrovamenti di corredi funerari avvenuti negli anni scorsi: ora, però, la necropoli micenea utilizzata a partire dal XV secolo a. C. circa è finalmente venuta alla luce. Un ritrovamento in terra ellenica, nei pressi della città di Eghion nella regione dell'Acaia nel Peloponneso Occidentale, che porta anche la firma italiana dell'Università di Udine: l'ateneo friulano, infatti, ha condotto a partire dal 2010 tre campagne di scavo nell'area denominata di Trapeza nell'ambito di una missione internazionale coordinata dall'archeologo greco Andreas Vordos per concessione del Ministero greco della Cultura e a cui collaborano anche i ricercatori dell'Istituto archeologico germanico di Atene. L'intero progetto è sostenuto dall'Insitute for Aegean Prehistory di Philadelphia e dall'Istituto italiano di Preistoria e Protostoria di Firenze.
Ad essere rinvenute dal gruppo italiano, due sepolture del tipo "a camera" risalenti al XII-XI secolo, contraddistinte dalla struttura architettonica ricorrente nel mondo miceneo: tombe che venivano scavate all'interno di pendii di colline e che consistevano in una camera funeraria ricavata dalla roccia, preceduta da un solo corridoio di ingresso. I preziosissimi ambienti hanno anche restituito un ricco corredo funerario del medesimo periodo consistente in vasi in ceramica finemente decorati, testimonianza della presenza sul territorio di un artigianato specializzato in grado di produrre manufatti anche particolarmente elaborati, destinati, come assai probabilmente anche in questo caso, soprattutto alle classi sociali più elevate. «Un’élite protagonista di importanti scambi che legarono i centri tardomicenei alle comunità italiane che importarono e imitarono largamente la ceramica micenea fatta al tornio e dipinta, frutto di una tecnica artigianale ancora ignota in Italia» spiega Elisabetta Borgna, docente di archeologia egea e a capo della campagna di scavo.
L'altura collinare di Trapeza, un pianoro piatto e regolare da cui il nome che in greco significa "tavola", non si è limitata a svelare i segreti nascosti nelle sue viscere. Gli archeologi hanno infatti avuto modo anche di conoscere dettagli e particolari del culto che veniva celebrato sulla sua sommità, attestato dai «resti monumentali di un grande tempio del 500 a.C. circa da cui proviene un prezioso patrimonio di sculture riferibile alla città achea di Rhypes», uno dei centri della regione di cui abbiamo notizia grazie a Pausania, il viaggiatore e geografo vissuto intorno al II secolo d. C. fonte di innumerevoli notizie sulla Grecia antica, sui suoi luoghi e sulle sue tradizioni.
I sondaggi stratigrafici dei ricercatori hanno rilevato una frequentazione del sito antichissima che partirebbe dalla fine del IV millennio a. C. e che diventerebbe particolarmente forte nel corso dei secoli che segnarono il passaggio dall'Età del Bronzo intorno all'XI secolo a. C. Manufatti in bronzo e ceramica di età geometrica (circa VIII secolo a. C.), resti di offerte votive, hanno dimostrato come il sito fosse stato già eletto a luogo di culto prima della costruzione del tempio di età successiva. Una collina, quella di Trapeza, che ha quindi ancora molto da raccontare: le meraviglie che la civiltà micenea ha in serbo per noi non sono state ancora del tutto svelate ai posteri dai tempi in cui un commerciante di nome Heinrich Schliemann realizzò il suo sogno di trovare una città antichissima con tanto di tesori nascosti.