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Gravidanza, l’inquinamento rallenta lo sviluppo dei bimbi: ecco in quale trimestre e i rischi

Gli scienziati hanno analizzato gli studi passati che mettono a confronto l’inquinamento e lo sviluppo fetale e sono giunti alla conclusione che il diossido di azoto del traffico riduce la crescita della testa e questo comporta complicazioni per la salute dei bambini. Vediamo insieme quali sono i rischi e in quale periodo della gravidanza.
A cura di Zeina Ayache
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L’inquinamento influenza lo sviluppo dei feti durante la gravidanza e questo comporta seri rischi per la salute, questo è quanto hanno scoperto i ricercatori che ci spiegano nel dettaglio quali siano i periodi più a rischio e quali le complicazioni legate a questo effetto degli agenti inquinanti. Ecco cosa c’è da sapere.

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Inquinamento e sviluppo fetale. Gl scienziati hanno analizzato i dati raccolti da 13 anni di studio sullo sviluppo dei feti legato all’inquinamento, in particolare all’esposizione a diossido di azoto che è generato dai veicoli e che può essere presente in casa dal fumo di sigarette, è hanno scoperto un collegamento diretto tra i due: l’esposizione a diossido di azoto riduce la crescita del feto.

I periodi a rischio. Analizzando l’esposizione ad alcol, aria inquinata e agenti chimici e la dieta seguita, gli scienziati hanno scoperto che il terzo trimestre della gravidanza è il momento più delicato e che l’inquinamento in questa fare può influenzare lo sviluppo della testa, che risulta più piccola nei feti fortemente esposti a diossido di azoto.

Quali sono i rischi dell’inquinamento. La crescita dei feti influenzata dall’inquinamento, che implica una ridotta dimensione della testa, ha conseguenze sullo stato di salute del bambini che rischia di avere malattie alle arterie, diabete di tipo 2 e asma.

Conclusioni. “La nostra ricerca ha dimostrato che il legame tra l’esposizione all’inquinamento e la crescita fetale è evidente già prima della nascita, quindi qualsiasi potenziale intervento deve avvenire nelle prime fasi della gravidanza”, spiegano gli scienziati che concludono, “i risultati suggeriscono anche che sono urgentemente necessarie misure di sanità pubblica per minimizzare le esposizioni delle madri incinta al diossido di azoto”.

Lo studio, intitolato “A systematic review of associations between maternal exposures during pregnancy other than smoking and antenatal fetal measurements”, è stato pubblicato su Environmental Research.

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