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Gorilla in fuga

L’ambientazione è quella del Virunga Park nella Repubblica Democratica del Congo; lo scenario è quello di una guerra che oppone ribelli contro esercito, uccidendo decine di rangers. E poi c’è l’ombra delle esplorazioni petrolifere che si allunga sui gorilla di montagna che, nell’area protetta, hanno una delle loro ultime dimore.
A cura di Nadia Vitali
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gorilla di montagna

Sulle alture del Virunga National Park, immerso in quel che resta di una natura selvaggia ed incontaminata, vive circa un quarto degli esemplari ancora esistenti su tutta la superficie del Pianeta di gorilla di montagna: ammontano a duecento, in realtà, essendo la sottospecie beringei beringei ridotta ad appena 786 individui, distribuiti tra Repubblica Democratica del Congo, Ruanda ed Uganda. Resi celebri da Dian Fossey, la zoologa statunitense che dedicò la propria vita all'amore e alla tutela di queste creature, i gorilla dei monti Virunga vivono sotto assedio e minacce di diversa entità ma di eguale pericolo: da anni non c'è pace per questi animali che, tuttavia, attirano centinaia di migliaia di visitatori da tutto il mondo, fruttando circa venti milioni di dollari l'anno agli Stati in cui dimorano. Entrate che se da una parte hanno lo scopo di rinforzare e sostenere i progetti di protezione e conservazione dei gorilla, dall'altra sono anche utili per lo sviluppo delle comunità locali che abitano a ridosso delle aree protette e che vivono grazie al turismo.

Gorilla tra le guerre degli uomini

Ma siamo in una parte della terra d'Africa dove, non di rado, violenti conflitti insanguinano i territori, spopolano i villaggi, spingono gli individui a cercare  di aver salva la vita nelle foreste impenetrabili o nelle caverne, distruggono intere famiglie, quando non popolazioni, spesso nel silenzio dei media internazionali: così anche il Virunga National Park conosce la sua guerra che, dal 1990 ad oggi, ha lasciato sul terreno oltre 150 rangers assassinati in servizio, gli eroi di una natura da proteggere contro la mano dell'uomo. L'ultima notizia di questo genere risale a poco più di un mese fa, quando l'11 di maggio vennero ritrovati il cadavere di un ranger assieme a quello di due soldati, freddati da raffiche di mitragliatrici in un agguato probabilmente ordito dai ribelli: una situazione di instabilità politica caratterizza questo territorio posto al confine tra tre Stati uno dei quali, la Repubblica Democratica del Congo, teatro di una guerra civile che si trascina da anni. Un conflitto che ha abbandonato la capitale Kinshasa, i dintorni di questa e le altre città e che si è spostato soprattutto nelle aree orientali del Paese, proprio lungo quel confine con Ruanda ed Uganda dove vivono i gorilla di montagna, e dove trovano rifugio milizie di ribelli, bande armate, gruppi tribali e di ex militari.

congo fuga

Il recente ingresso dell'esercito di ribelli all'interno del territorio congolese ha ulteriormente alterato il delicatissimo equilibrio che, da decenni, ha consentito ai gorilla di montagna di vivere una fase di positivo ripopolamento. I miliziani sarebbero guidati da Bosco Ntaganda, già ricercato dal 2008 dal Tribunale Penale Internazionale per crimini di guerra legati soprattutto all'arruolamento nell'esercito di bambini-soldato: l'ultimo episodio risalirebbe allo scorso aprile quando Human Rights Watch ha denunciato l'avvenuto reclutamento di almeno 149 giovanissimi ragazzini nelle file del suo esercito che si contrappone alle Forze Armate della Repubblica del Congo. Il nuovo gruppo fondato da Bosco Ntaganda si chiamerebbe Movimento 23 marzo e raccoglierebbe parte degli ex militari del Congresso Nazionale per la Difesa del Popolo, già impegnato negli scontri delle regioni del Sud Kivu e Nord Kivu, sempre lungo i confini di Uganda e Ruanda. La guerra civile, che potrebbe coinvolgere anche gli stessi gorilla esposti ai bombardamenti e ai colpi dell'esercito ufficiale, ha portato all'evacuazione di molte aree a ridosso del Parco: ma per le grosse scimmie la situazione è diversa e, a questo punto, almeno un centinaio di esse (praticamente metà della popolazione del Virunga Park) non potranno più esser tenute sotto controllo. La situazione preoccupa, anche a causa della solita indifferenza in cui si consumano tali violenze: tensioni gravissime attraversano, del resto, gli stessi Stati dell'Uganda e del Ruanda.

Compagnie petrolifere e bracconieri – L'altra minaccia che come un'ombra si allunga sull'area protetta, dal 1979 considerata patrimonio dell'umanità dall'UNESCO, ha il volto della compagnia petrolifera Total: in un recente appello, il WWF chiedeva al gruppo francese di astenersi dalle esplorazioni e dai sondaggi in un territorio le cui comunità dipendono esclusivamente dal turismo come mezzo di sussistenza, ricordando come il futuro del Virunga Park, con tutti i suoi abitanti, fosse nelle loro mani. L'impatto dell'attività estrattiva sulla popolazione dei gorilla beringei beringei potrebbe portare a termine l'opera di distruzione totale che l'uomo ha messo in atto contro questa sottospecie: oltretutto sarebbe l'ennesima attività guidata dalla mano del moderno colonialismo che lascerebbe gli autoctoni privi della sola forma di economia che possono gestire in autonomia. Senza dimenticare l'onnipresente minaccia dei bracconieri: il lavoro di controllo dei rangers, che come visto cadono spesso vittime degli scontri tra esercito e ribelli ma anche degli stessi cacciatori di frodo, è riuscito negli anni solo in parte a porre un freno all'attività venatoria illegale: l'ultimo gorilla di montagna ucciso, poche settimane fa, è stato ritrovato morto dopo esser stato catturato da una trappola fuori legge destinata alle antilopi.

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