Gli uomini sono considerati più creativi delle donne

Quando pensiamo ad una persona creativa, di solito ci viene in mente un uomo, questo è quanto sostiene una ricerca della Duke University che suggerisce come il lavoro e le opere dei maschi siano generalmente valutate più creative rispetto a quelle delle donne. Per giungere a questa conclusione, i ricercatori hanno analizzato le risposte di un gruppo di partecipanti ad una serie di test.
Nel primo questionario, ad 80 persone è stato chiesto di associare la creatività ad alcune caratteristiche caratteriali. Come previsto dai ricercatori, i partecipanti hanno associato la creatività ai tratti comportamentali maschili, quindi la capacità decisionale, la competitività, la capacità di assumersi rischi e l'ambizione. Diversamente, non hanno ritenuto creative le persone collaborative e comprensive, caratteristiche queste tipiche delle donne.
Nel secondo questionario, gli scienziati hanno chiesto a 169 partecipanti di leggere un testo relativo ad un architetto e ad un fashion designer. Ad alcuni è stato detto che il primo era un maschio, ad altri che invece era femmina. Inoltre, ai volontari sono state mostrate tre immagini del lavoro svolto dai professionisti, quindi case e capi di moda, ed è stato richiesto loro di giudicarle per creatività, originalità e se fossero fuori dagli schemi. Secondo i volontari, gli architetti maschi erano considerati più creativi rispetto a quelli femmine, anche se il lavoro mostrato era lo stesso, mentre per i fashion designer non sono state evidenziate differenze di genere.
I risultati ottenuti suggeriscono come il genere influenzi il giudizio delle persone quando si parla di creatività e questo, secondo i ricercatori, potrebbe avere ripercussioni anche sugli stessi stipendi percepiti dagli uomini e dalle donne, considerate meno predisposte a ricoprire ruoli decisionali e di leadership.
Lo studio, intitolato "A Gender Bias in the Attribution of Creativity. Archival and Experimental Evidence for the Perceived Association Between Masculinity and Creative Thinking", è stato pubblicato su Psychological Science.