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Gli squali massacrati per le pinne rischiano l’estinzione, ma ora possiamo fermare questa atrocità

Nell’ultimo mezzo secolo la popolazione globale di squali è crollata del 70 percento a causa della pesca legale e illegale, portando moltissime specie sull’orlo dell’estinzione. Tra i principali fattori di questo declino la barbara pratica dello shark finning, lo spinnamento, per ottenere pinne da usare nelle zuppe e nella medicina tradizionale asiatica. Tutti noi possiamo fermare la commercializzazione delle pinne di squalo nell’UE e proteggere questi animali grazie all’iniziativa ufficiale “Stop Finning – Stop the trade”. Ecco cosa c’è da sapere.
A cura di Andrea Centini
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Pinne di squalo. Credit: Cloneofsnake
Pinne di squalo. Credit: Cloneofsnake

Tra gli animali più minacciati in assoluto del pianeta figurano gli squali, meravigliosi pesci cartilaginei all'apice della catena alimentare la cui “fama” è stata rovinata da blockbuster cinematografici e da una narrazione spesso poco attinente alla scienza. Odiati da molti senza ragione e poco conosciuti dal grande pubblico, questi animali sono vittime di una delle più efferate e brutali pratiche perpetrate dall'uomo, lo shark finning, ovvero lo spinnamento degli squali. In parole semplici, una volta catturati e issati a bordo delle imbarcazioni, gli squali vengono privati delle pinne con un coltello – spesso quando sono ancora vivi – e rigettati in mare, condannati a una morte atroce sul fondale, per soffocamento o divorati da altri predatori senza poter fuggire. Le pinne, infatti, sono considerate le parti più pregiate di questi pesci, vendute a peso d'oro nei mercati asiatici poiché utilizzati nella sempre più diffusa zuppa di pinne di squalo e nei preparati della medicina tradizionale. I "principi attivi" presenti nelle pinne di questi animali, secondo la cultura popolare, garantirebbero benefici sulla salute, ad esempio a livello muscolo-scheletrico. Ovviamente non vi è alcun fondamento scientifico in tutto questo, ma solo ignoranza e superstizione.

Ogni anno, in base alle stime dell'Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN), il principale organo scientifico che si occupa di tutela della biodiversità, vengono uccisi dai 63 ai 273 milioni di squali in tutto il mondo. Sono centinaia ogni minuto. A causa della pesca legalizzata e illegale, oltre che per le catture accidentali (bycatch), nell'ultimo mezzo secolo la popolazione mondiale di squali è crollata del 70 percento e molte specie risultano in pericolo critico di estinzione. Al mondo esistono oltre 430 specie di squalo e la IUCN non sa determinare con precisione quali siano tutte quelle coinvolte nella barbarie dello spinnamento, tuttavia ce ne sono una quindicina particolarmente colpite: fra esse il mako, lo squalo tigre, alcune specie di squalo martello, lo squalo seta, lo squalo toro e i pinna bianca pelagici. Creature meravigliose che rischiano di sparire a causa dell'avidità dell'uomo, insensibile innanzi a tanta sofferenza e al disastro ecologico innescato dalla scomparsa di predatori apicali. Questi animali sono infatti in cima alla catena alimentare e la mantengono in equilibro; in caso di estinzione si determinerebbe un effetto domino catastrofico su interi ecosistemi, ma anche sugli stock ittici (in costante diminuzione) coinvolti nella pesca commerciale.

Gli Stati Uniti, attraverso il provvedimento chiamato Shark fin sales elimination act (Sfsea), hanno recentemente fatto un passo significativo verso lo stop alla commercializzazione delle pinne di squalo. Si attende l'approdo alla Camera e la firma del presidente Joe Biden. Per quanto concerne l'Europa, nelle acque dell'Unione Europea e sulle navi battenti bandiera UE è assolutamente vietata la pratica dello shark finning; gli squali catturati vanno infatti sbarcati interi e con le pinne ancora attaccate al proprio posto. Ciò nonostante l'UE è tra i principali esportatori di pinne di squalo al mondo e nelle sue acque c'è un assiduo transito delle parti di questi animali in pericolo. In pratica, l'UE rappresenta comunque un ingranaggio fondamentale alla base di un mercato atroce, insopportabile e insostenibile. Per questa ragione a gennaio 2021 è stata avviata l'Iniziativa dei cittadini europei “STOP FINNING – STOP THE TRADE”, con l'obiettivo di cambiare la legislazione europea e vietare definitivamente la commercializzazione delle pinne di squalo.

Non si tratta di una semplice petizione, ma di un atto ufficiale che coinvolge tutti i cittadini dell'Unione Europea. Con la propria firma è davvero possibile fare qualcosa di concreto per questi animali. Ad oggi l'iniziativa ha raccolto poco meno di un terzo delle firme necessarie (circa 290mila su un milione); ci sarà tempo fino al 31 gennaio 2022 per far sentire la propria voce ai legislatori dell'UE e contribuire attivamente alla protezione degli squali. Nel momento in cui stiamo scrivendo per l'Italia siamo al 38,12 percento della soglia minima necessaria, pari a circa 21mila voti su 54.823; in Spagna, ad esempio, sono al 66,44 percento, mentre la Germania è al 97,12 percento e ha quasi centrato l'obiettivo. Portogallo e Francia sono tra i Paesi più virtuosi in assoluto, dato che hanno raggiunto rispettivamente il 108,5 e il 150,46 percento della soglia richiesta, superandola abbondantemente. La speranza è che sin da subito ci sia un rapido cambio di rotta anche nel nostro Paese, per la difesa di queste meravigliose creature di mari e oceani. Sul sito ufficiale stop-finning.eu si possono raccogliere ulteriori informazioni sulla brutale pratica dello spinnamento e votare l'iniziativa; il testo può essere consultato cliccando sul seguente link.

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