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Gli smartwatch rivelano quanto tempo serve per guarire davvero dalla Covid

I dati di fitness tracker, fitbit e altri dispositivi indossabili mostrano un impatto prolungato dell’infezione, con segni vitali come frequenza cardiaca a riposo aumentata, sonno eccessivo e ridotta attività fisica: “Le persone sintomi di Covid più intensi possono avere battiti superiori alla norma per quasi 5 mesi”.
A cura di Valeria Aiello
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Anche se i sintomi di Covid-19 sono spesso molto diversi da persona a persona, gli smartwatch che portiamo al polso possono rivelare quanto tempo sarà davvero necessario per guarire completamente.. Lo ha scoperto un team di ricerca dello Scripps Research Translational Institute di San Diego, in California, analizzando i segni vitali monitorati dai dispositivi indossabili, in particolare la frequenza cardiaca a riposo, le ore di sonno e l’attività fisica svolta.

Possono essere un fattore predittivo del tempo che ci vorrà per riprendersi completamente dall’infezione” spiegano gli studiosi che, nell’ambito del progetto DETECT (Digital Engagement and Tracking for Early Control and Treatment), uno studio di ricerca basato su app, hanno raccolto i dati di fitness tracker, fitbit e orologi intelligenti di oltre 37mila persone negli Stati Uniti, confrontando nel dettaglio i segni vitali di 875 partecipanti che hanno riportato sintomi di malattia respiratoria acuta, di cui 234 positivi al coronavirus.

Rispetto ai negativi al tampone, le differenze più evidenti hanno riguardato la salute cardiovascolare. In media, lo studio ha rilevato che l’infezione determina un aumento della frequenza cardiaca a riposo e che tale frequenza non torna ai valori di base per circa 2-3 mesi. Il conteggio dei passi, d’altra parte, è in genere rientrato nella normalità dopo circa 1 mese, mentre le ore di sonno, risultate eccessive nelle prime settimane, sono tornate nei parametri normali dopo 24 giorni.

Durante il recupero – indicano i risultati dell’analisi pubblicata su Jama Network – le persone con Covid-19 hanno sperimentato traiettorie diverse nel ritorno alla normale frequenza cardiaca a riposo. Per un sottogruppo di positivi (13,7%) tale frequenza è restata di oltre 5 battiti al minuto superiore per quasi cinque mesi. Durante la fase acuta dell’infezione, queste persone hanno manifestato sintomi più intensi di tosse, dolori e mancanza di respiro”.

I dati dei sensori indossabili, indicano gli studiosi, non solo integrano un flusso crescente di segnalazioni, ma offrono anche un percorso basato sull’evidenza per ulteriori ricerche. “Questi dati – ha affermato Jennifer Radin, epidemiologa dello Scripps e prima  autrice dello studio – forniscono una grande quantità di informazioni sui segni vitali di base di ciascun individuo, offrendo un modo nuovo e migliore per valutare come l’organismo cambia durante l’infezione e come si riprende, il che è particolarmente importante per una nuova malattia come la Covid-19, su cui stiamo ancora imparando tanto”.

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