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Gli scienziati hanno scoperto “l’interruttore” per spegnere il dolore

Una strada alternativa per offrire sollievo a chi soffre a causa di terapie particolarmente dolorose.
A cura di Redazione Scienze
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Un gruppo di scienziati sostiene di aver individuato un nuovo modo per alleviare il dolore: la scoperta potrebbe rivelarsi di grande aiuto per pazienti che soffrono fisicamente in maniera intensa a causa di malattie, come diverse forme tumorali, o di cure particolarmente forti, come la chemioterapia.

"Spegnere" un recettore

In un lavoro pubblicato dalla rivista scientifica Brain, la dottoressa Daniela Salvemini della Saint Louis University, assieme ai suoi colleghi della britannica UCL e ad altri scienziati internazionali, ha illustrato le modalità in cui si è riusciti a bloccare il dolore cronico neuropatico, causato tra l'altro da agenti chemioterapici e dal cancro alle ossa, in alcuni modelli animali, aprendo così ad un'importante strada nell'ambito della terapia del dolore. Tutto sta (si fa per dire) nello "spegnere" un recettore nel cervello e nel midollo spinale: grazie a questa operazione gli studiosi hanno smorzato il dolore in alcuni roditori maschi e femmine.

Trattamento del dolore cronico

Molti trattamenti tutt'ora adottati nell'ambito della cura di specifiche malattie sono problematici a causa del dolore che comportano: la sofferenza fisica abbassa la qualità della vita ed ha inoltre dei costi economici altissimi. La risposta farmacologica al dolore è affidata per lo più agli oppioidi i quali, però, determinano spesso effetti collaterali legati all'assuefazione: ecco perché il gruppo di ricerca voleva valutare la possibilità di altri percorsi. Gli studiosi sono così riusciti a dimostrare che l'attivazione di un sottotipo della classe dei recettori A3 per l'adenosina può svolgere un ruolo fondamentale per mitigare il dolore. «Da tempo ormai è riconosciuto che l'inibizione del potente effetto doloroso dell'adenosina può rappresentare una svolta verso un effettivo trattamento del dolore cronico. Le nostre osservazioni suggeriscono che questo obbiettivo potrebbe essere raggiunto focalizzando l'attenzione dei prossimi lavori proprio sulla strada dell'A3AR, in particolare sul modo in cui la sua attivazione crea una forte riduzione per diverse tipologie di dolore» ha spiegato la dottoressa Salvemini. Del resto, fanno notare i ricercatori, agonisti dei recettori per l'adenosina sono stati già utilizzati in alcuni trials clinici come anti-infiammatori e come agenti antitumorali mostrando un profilo di buona sicurezza e, quindi, risultati incoraggianti.

[Immagine di apertura: Flickr, Andrew Huff]

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