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Gli sbalzi di peso possono rivelare questo problema

Lo indicano i risultati di un recente studio condotto da un team di ricerca sudcoreano che ha evidenziato come a un’elevata variabilità dell’indice di massa corporea sia associato un maggiore rischio di disturbi cardiovascolari.
A cura di Valeria Aiello
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I cambiamenti del peso corporeo, messi in evidenza da un’alta variabilità dell’indice di massa corporea (BMI), sono associati a un più alto rischio di disturbi cardiovascolari. Questa relazione, assodata per la popolazione in generale, è confermata da un recente studio condotto da un team di ricerca sudcoreano che ha valutato quanto le fluttuazioni di peso possano fornire informazioni utili a prevedere il rischio di malattia cardiovascolare nelle persone con disfunzioni renali, per le quali le patologie a carico del cuore o dei vasi sanguigni sono la principale causa di morte.

L’analisi, pubblicata nel dettaglio in un articolo sul Journal of the American Society of Nephrology, ha preso in esame le condizioni cliniche di oltre 84mila pazienti con malattia renale cronica in un periodo di 4 anni, evidenziando che i soggetti con più alta variabilità dell’indice di massa corporea hanno un rischio più elevato di malattia cardiovascolare o morte rispetto a chi non sperimenta particolari fluttuazioni.

In particolare, rispetto ai pazienti con variabilità più bassa, la probabilità di infarto è risultata del 19% più alta in questo gruppo di pazienti, così come quella di avere un ictus (19%). Nel 20% in più dei casi, questi stessi pazienti hanno inoltre avuto bisogno di terapia sostitutiva renale, con un rischio di morte maggiore del 66%.

Questi risultati – ha affermato il Dong Ki Kim del Seoul National University Hospital e autore principale dello studio – suggeriscono che le persone con compromissione della funzionalità renale dovrebbero prestare particolare attenzione alle fluttuazioni di peso e che le stesse potrebbero trarre beneficio da uno screening appropriato e una gestione dei fattori di rischio per prevenire le malattie cardiovascolari o la progressione della loro disfunzione renale”.

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