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Gli orsi polari stanno morendo di fame più in fretta del previsto ed è solo colpa nostra

Gli orsi polari hanno bisogno di mangiare molte più prede di quelle che riescono a catturare. La loro caccia viene infatti ostacolata dallo scioglimento dei ghiacci a causa dei cambiamenti climatici, un processo che sta condannando questi magnifici animali all’estinzione.
A cura di Andrea Centini
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Gli orsi polari (Ursus marittimus) hanno bisogno di mangiare molto più cibo di quanto stimato sino ad oggi, e poiché i cambiamenti climatici stanno rendendo la caccia alle foche un vero e proprio inferno, la loro estinzione è sempre più probabile e vicina. È quanto emerge da una nuova ricerca condotta da studiosi dell'Università della California di Santa Cruz, dello US Geological Survey e dello Zoo di San Diego, che hanno monitorato comportamento e altri parametri di alcuni esemplari nel Mare di Beaufort, una porzione dell'Oceano Artico.

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I ricercatori, coordinati dal biologo Anthony Pagano, hanno applicato agli animali degli speciali radiocollari in grado di raccogliere video e altre informazioni, che sono state sfruttate per determinare il successo nella caccia e i tassi metabolici. Gli animali sono stati monitorati per un periodo di 9/11 giorni ciascuno durante la primavera, la stagione in cui gli orsi polari accumulano la maggior parte del grasso dell'intero anno. Dall'analisi dei dati è emerso che i plantigradi avevano tassi metabolici del 50 percento più elevati rispetto a quelli stimati in precedenza. In altri termini, per sostenersi avevano bisogno di molto più cibo di quanto si credesse. Questo dato, associato alle difficoltà nella caccia, ha avuto un risultato drammatico: cinque dei nove esemplari monitorati hanno perso fino a 20 chilogrammi in appena dieci giorni, cioè due kg al giorno. Ciò significa che non riuscivano a catturare prede sufficienti per sostenere il proprio fabbisogno energetico, con tutto ciò che ne consegue sotto il profilo della sopravvivenza.

My entire @Sea_Legacy team was pushing through their tears and emotions while documenting this dying polar bear. It’s a soul-crushing scene that still haunts me, but I know we need to share both the beautiful and the heartbreaking if we are going to break down the walls of apathy. This is what starvation looks like. The muscles atrophy. No energy. It’s a slow, painful death. When scientists say polar bears will be extinct in the next 100 years, I think of the global population of 25,000 bears dying in this manner. There is no band aid solution. There was no saving this individual bear. People think that we can put platforms in the ocean or we can feed the odd starving bear. The simple truth is this—if the Earth continues to warm, we will lose bears and entire polar ecosystems. This large male bear was not old, and he certainly died within hours or days of this moment. But there are solutions. We must reduce our carbon footprint, eat the right food, stop cutting down our forests, and begin putting the Earth—our home—first. Please join us at @sea_legacy as we search for and implement solutions for the oceans and the animals that rely on them—including us humans. Thank you your support in keeping my @sea_legacy team in the field. With @CristinaMittermeier #turningthetide with @Sea_Legacy #bethechange #nature #naturelovers This video is exclusively managed by Caters News. To license or use in a commercial player please contact info@catersnews.com or call +44 121 616 1100 / +1 646 380 1615”

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Il motivo per cui gli orsi polari hanno tante difficoltà a catturare le foche risiede principalmente nei cambiamenti climatici, che stanno sciogliendo i ghiacci sotto le loro zampe e trasformando l'habitat in cui vivono. Gli orsi, ad esempio, sono costretti a fare lunghissime e dispendiose nuotate per spostarsi tra una piattaforma di ghiaccio e l'altra, oppure sono obbligati sulla terraferma per molto più tempo proprio in primavera, il periodo di maggiore abbondanza alimentare. Non è un caso che la popolazione di orsi polari del Mare di Beaufort, in appena dieci anni, si è ridotta del 40 percento. Alla luce dei risultati di questo studio, i cui dettagli sono stati pubblicati sulla prestigiosa rivista Science, non stupisce che alcuni animali vengano di tanto in tanto avvistati in condizioni disperate. Come l'orso polare ridotto a uno scheletro e con le zampe atrofizzate immortalato sull'isola di Baffin dal fotografo Paul Nicklen.

[Credit: Anthony Pagano, USGS]

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