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Covid 19

Gli insegnanti sono i principali “diffusori” del coronavirus a scuola, secondo questo studio

Analizzando i focolai di COVID-19 emersi in un distretto scolastico della contea di Cobb, in Georgia, un team di ricerca guidato da scienziati dei CDC americani ha dimostrato che gli insegnanti rappresentavano il principale veicolo di trasmissione del coronavirus SARS-CoV-2 nelle scuole. Mancato rispetto del distanziamento fisico e uso non corretto delle mascherine tra le principali cause.
A cura di Andrea Centini
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Gli insegnanti giocano un ruolo fondamentale nella trasmissione del coronavirus SARS-CoV-2 a scuola, più degli stessi studenti. Lo dimostra un nuovo studio coordinato da scienziati dei Centri per la prevenzione e il controllo delle malattie (CDC – Centers for Disease Control and Prevention) americani, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi del Cobb and Douglas Public Health (CDPH) e del Dipartimento di Salute Pubblica della Georgia (GDPH). I ricercatori, coordinati dal dottor Jeremy AW Gold e riuniti sotto il gruppo di studio “Georgia K-12 School COVID-19 Investigation Team”, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver analizzato i link epidemiologici di diversi focolai, scoppiati in sei scuole elementari su otto di un distretto scolastico della contea di Cobb, in Georgia.

Il dottor Gold e i colleghi hanno condotto un'indagine sui contagi verificatisi tra il primo dicembre 2020 e il 22 gennaio 2021, un lasso di tempo ristretto durante il quale circa 2.600 studenti (circa l'80% del totale del distretto) e 700 operatori scolastici hanno frequentato gli istituti elementari. Durante queste sette settimane la contea di Cobb ha visto un'impennata dei casi positivi del 300 percento, passati da 152 a 577. Per quanto concerne le scuole del distretto, gli scienziati hanno identificato nove cluster/focolai che avevano almeno tre casi positivi collegati. In tutto sono stati coinvolti 13 insegnanti e 32 studenti. Una settantina di famigliari dei positivi sono stati sottoposti a tampone oro-rinofaringeo come "contatti stretti", e in 18 (il 26 percento) sono risultati positivi.

Analizzando i link epidemiologici, gli scienziati hanno determinato che almeno due dei nove focolai sarebbero emersi direttamente per contatti tra insegnanti, incontratisi durante pause pranzo, riunioni o in altre occasioni della quotidianità scolastica. Da questi due casi la trasmissione sarebbe passata agli studenti, che a sua volta avrebbe dato vita alla metà delle infezioni rilevate nelle scuole. Diversi altri cluster avrebbero avuto origine dalla trasmissione insegnante – studente, mentre solo in un caso un alunno rappresentava il primo della catena.  “Gli insegnanti erano centrali per le reti di trasmissione nelle scuole”, hanno sottolineato gli autori dello studio nel documento “Clusters of SARS-CoV-2 Infection Among Elementary School Educators and Students in One School District — Georgia, December 2020–January 2021” pubblicato sul portale dei CDC.

Dall'indagine è emerso che il mancato rispetto del distanziamento fisico e il non corretto utilizzo delle mascherine hanno rappresentato il principale veicolo di trasmissione nelle suole. Particolarmente a rischio le pause pranzo in ambienti stretti, dove per mangiare, naturalmente, non si indossano dispositivi di protezione individuale. Per ridurre al minimo il rischio della didattica in presenza, spiegano Gold e colleghi, è necessario ridurre al minimo le interazioni tra gli adulti, sia all'interno che all'esterno delle scuole, oltre che promuovere un corretto utilizzo delle mascherine e di organizzare al meglio gli spazi negli istituti, per mantenere il distanziamento fisico tra chi li frequenta. Poiché gli insegnanti sono una categoria particolarmente a rischio contagio, inoltre, i CDC sottolineano l'importanza di dar loro priorità nella campagna vaccinale.

Diversi studi condotti in altri Paesi, come nel Regno Unito e in Francia, sono giunti alla medesima conclusione dell'analisi dei CDC, identificando negli educatori il principale “motore” della diffusione scolastica. Il recente studio svedese “The effects of school closures on SARS-CoV-2 among parents and teachers” ha invece dimostrato che tenere le scuole aperte raddoppia il tasso di infezione tra i docenti, oltre ad aumentare del 30 percento le probabilità di infezione tra i loro coniugi e conviventi. Ma chiudere le scuole ha un impatto estremamente negativo su formazione, crescita e benessere psico-fisico dei ragazzi, a maggior ragione dopo un anno di pandemia, pertanto è fondamentale trovare una soluzione che li tuteli, garantendo al contempo la salute di chi lavora nelle scuole e della comunità tutta.

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