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Gli astronomi hanno scoperto una mega-Terra: si chiama Kepler-10c

Già osservato dalla sonda NASA Kepler, il Pianeta ha rivelato una natura densa e rocciosa grazie allo spettrografo HARPS.
A cura di Nadia Vitali
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Rappresentazione artistica del sistema Kepler-10 (Image Credit: Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics/David Aguilar)
Rappresentazione artistica del sistema Kepler-10 (Image Credit: Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics/David Aguilar)

Un Pianeta roccioso, dal peso pari a circa 17 volte quello terrestre ma dalle dimensioni che superano di oltre due volte il nostro: è l'ultimo arrivato nelle "mappe" cosmiche degli astronomi, un corpo celeste collocato a circa 560 anni luce da noi, in direzione della Costellazione del Dragone. Kepler-10c, questo il suo nome, può essere considerato, secondo gli scienziati, una mega-Terra, in contrapposizione alle super-Terre individuate fino ad adesso le cui dimensioni erano inferiori. Il tempo che impiega per compiere un'orbita completa attorno alla sua Stella è di 45 giorni; il suo stesso sistema include anche un Pianeta di lava di massa pari a tre volte quella terrestre che orbita in appena 20 ore.

Ma il dato più importante che riguarda questa nuova mega-Terra è certamente il fatto che la sua esistenza sembra mettere in dubbio le conoscenze teoriche degli scienziati in merito alla formazione e alla nascita dei nuovi mondi. «Siamo rimasti estremamente sorpresi quando ci siamo resi conto di che cosa avevamo trovato» ha spiegato Xavier Dumusque dell'Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics, a capo dello studio che ha analizzato la natura del Pianeta, partendo dai dati raccolti originariamente dal telescopio spaziale della NASA Kepler.

Un mini-Nettuno mancato

Di Kepler-10c, individuato nel maggio del 2011, si conoscevano già le ragguardevoli misure (circa 2.3 quelle terrestri) ma la sua massa era ancora ignota: il gruppo di Dumusque, utilizzando lo spettrografo di precisione HARPS-N installato sul Telescopio Nazionale Galileo ubicato presso le isole Canarie, è riuscito ad ottenere questo dato, osservando il gigante roccioso muoversi nel suo sistema. Con la sua composizione in parte simile a quella terreste, ma la massa superiore di ben 17 volte, Kepler-10c può essere considerato una sorta di "anomalia non prevista": secondo le teorie correnti, infatti, non si considerava possibile l'esistenza di Pianeti del genere. L'enorme attrazione gravitazionale di un corpo così massiccio, infatti, avrebbe dovuto originare uno spesso involucro di gas attorno ad esso, portando il Pianeta ad accrescere le proprie dimensioni fino a diventare come Nettuno o addirittura come Giove: invece Kepler-10c sembra proprio composto principalmente da rocce, mantenendo la sostanza di un Pianeta solido anziché di un gigante gassoso. «Proprio quando pensi di aver compreso tutto, la natura ti dà un'enorme sorpresa, in questo caso letteralmente» ha commentato entusiasticamente Natalie Batalha scienziata per la missione Kepler «Non è meravigliosa la scienza?».

La Stella madre Kepler-10 e il suo sistema: il piccolo Kepler 10-b e il più grande Kepler-10c (Image credit: NASA/Ames/JPL-Caltech)
La Stella madre Kepler-10 e il suo sistema: il piccolo Kepler 10-b e il più grande Kepler-10c (Image credit: NASA/Ames/JPL-Caltech)

Le Stelle più antiche: una dimora per la vita?

In effetti la scoperta delle caratteristiche di Kepler-10c potrebbe avere profondi riflessi sulle conoscenze degli scienziati in merito alla storia dell'universo e alla possibilità di vita in esso. Il sistema in orbita attorno alla Stella Kepler-10, infatti, è vecchio di circa 11 miliardi di anni il che si significa che si è formato "soltanto" 3 miliardi di anni dopo il grande evento del Big Bang: per farsi un'idea della sua anzianità si pensi che per il nostro Sistema Solare si stimano circa 4,5 miliardi di anni d'età. Ora, questo universo molto giovane conteneva soltanto idrogeno ed elio: gli elementi più pesanti indispensabili per la formazione di Pianeti rocciosi, come il silicio e il ferro, sono stati creati soltanto dalla prima generazione di Stelle le quali esplodendo sparpagliarono tali ingredienti fondamentali nello spazio i quali, successivamente, sarebbero andati a formare nuove generazioni di Stelle e Pianeti. Un processo del genere, chiaramente, ha richiesto miliardi di anni per articolarsi: in ogni caso, Kepler-10c dimostrerebbe come l'Universo fosse già in grado di formare enormi rocce anche quando gli elementi più pesanti risultavano scarsi. Insomma la sua scoperta sembrerebbe indicare che i Pianeti rocciosi si sarebbero originati prima di quanto pensato fino ad ora: e con le rocce stesse, anche la possibilità della vita. Questa ricerca, infine, suggerisce agli scienziati di non escludere dalle proprie osservazioni "a caccia" di nuove Terre le stelle più vecchie come Kepler-10: se, infatti, esse possono ospitare oggetti rocciosi come il nostro, aumenterebbero le possibilità di trovare mondi potenzialmente abitabili all'interno del nostro "vicinato" cosmico.

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