Gli astronomi di Babilonia la sapevano veramente lunga
Oltre a tracciare e registrare i movimenti del Sole, della Luna e dei Pianeti allora conosciuti, osservandoli sfilare nel cielo notturno mediorientale, gli antichi astronomi babilonesi ricorrevano all'aritmetica per prevedere la posizione del corpi celesti. Ma non è tutto: essi utilizzavano sofisticati metodi geometrici per lo sviluppo dei calcoli padroneggiando alcune tecniche che, fino ad oggi, si credeva fossero state messe a punto soltanto molti secoli più tardi, nell'Europa del XIV secolo. A sostenerlo è l'autore di uno studio recentemente pubblicato da Science.
Un trapezio tra le tavolette cuneiformi
L'astroarcheologo Mathieu Ossendrijver della Humboldt University di Berlino ha trascorso i suoi ultimi 14 anni a studiare tavolette cuneiformi babilonesi attingendo dalla vasta collezione custodita nel British Museum: una tra queste, databile tra il 350 e il 50 a. C. (quindi risalente all'epoca della dinastia Seleucide), era sconosciuta fino a poco tempo fa.
In particolare, il suo lavoro si era concentrato nel risolvere quello che sembrava un vero e proprio rompicapo: due tavolette con calcoli astronomici e con alcune istruzioni per la costruzione di una figura trapezoidale, apparentemente non correlate all'astronomia.
Tra il 2002 e il 2008, Ossendrijver ha lavorato su altre due tavolette con, ancora una volta, istruzioni per il disegno di un trapezio: questa volta, però, ha riscontrato la possibilità che ci fosse un riferimento a Giove. Il pianeta era il preferito dei babilonesi poiché simboleggiava Marduk, divinità protettrice della città di Babilonia. Peccato, però, che i reperti fossero tutti danneggiati e imparziali.
"Un grafico" del moto di Giove
Ha dovuto aspettare altri anni ancora per incappare in un'altra tavoletta non catalogata che descriveva alcuni strani calcoli astronomici: dopo un'attenta analisi, dopo averne comparato le fotografie (sfuocate e sbilenche perché piuttosto vecchie) con frammenti provenienti da altri documenti babilonesi, è giunto alla conclusione che, sì, si tratta proprio di calcoli funzionali a descrivere il moto di Giove. Anche in alcuni testi di matematica scritti tra il 1800 e il 1600 a. C., infatti, sono presenti alcune istruzioni per il calcolo con il trapezio.
Quel trapezio è uno strumento che serve per calcolare quotidianamente i movimenti di Giove lungo l'ellittica: attraverso dei calcoli sulle aree al suo interno, si potevano ricavare le posizioni del Gigante Gassoso per i 60 giorni successivi a quando il Pianeta compariva nel cielo notturno, in prossimità delle prime luci dell'alba. Durante questo intervallo di tempo, Giove sembra rallentare nel cielo (in realtà si tratta di una proiezione dovuta alla complessa combinazione delle orbite di Terra e Giove attorno al Sole).
Conoscenze perdute (e poi ritrovate)
L'aspetto inatteso, riscontrato per la prima volta, sta nella rappresentazione del movimento del Pianeta in forma grafica, dove le coordinate sono lo spazio e il tempo; un concetto, questo, estremamente moderno. La scoperta, oltre ad essere di immensa importanza per la storia della scienza, costituisce una eccezionale dimostrazione del fatto che i babilonesi avessero sviluppato conoscenze e capacità di astrazione tali da essere comparabili con quelle, ben più tarde, degli astronomi francesi e inglesi della fine del medioevo; i quali, evidentemente, non scoprirono niente di nuovo.