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Gli archeologi sostengono di aver ritrovato il luogo in cui fu processato Gesù

I lavori per l’ampliamento del Museo della Torre di Davide avrebbero riportato alla luce i resti del palazzo di Erode il Grande.
A cura di Nadia Vitali
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La Torre di Davide, II secolo a. C., presso la Vecchia Città di Gerusalemme
La Torre di Davide, II secolo a. C., presso la Vecchia Città di Gerusalemme

Circa quindici anni fa partirono i lavori finalizzati all'ampliamento del museo della Torre di Davide, area archeologica posta presso uno degli ingressi della Città Vecchia di Gerusalemme, la Porta di Giaffa volta ad occidente. Scavo dopo scavo, strato dopo strato, gli studiosi hanno finito per trovarsi al di sotto del pavimento di un antico edificio abbandonato nei paraggi. Sapevano che, in passato, quella costruzione era servita come prigione per i turchi ottomani prima e per i britannici poi ma, mentre scendevano sempre di più con la massima cura, si rendevano conto di trovarsi dinanzi a qualcosa di probabilmente straordinario: le rovine di un palazzo dove andarono in scena diversi processi dell'antichità ma, soprattutto, quello che vide come imputato e condannato Gesù di Nazareth.

Nel palazzo di Erode il Grande

Come sarà facile intuire, i lavori di scavo hanno subito fortune alterne – i fondi per queste campagne mancano sempre, anche in Israele – ma finalmente adesso il prezioso tesoro ritrovato dagli archeologi può essere mostrato al pubblico. Nella fattispecie, i ricercatori sostengono di aver rinvenuto i resti dell'antico palazzo di Erode il Grande, il re della Giudea che assistette alla nascita del Cristo e che, secondo la narrazione evangelica di Matteo, ordinò la Strage degli Innocenti. Vera o falsa che fosse quest'ultima notizia, che sia esistito un Erode che governò la regione sotto protettorato romano dal 37 a. C. fino al 4 a. C. circa è storia; così come è storia il fatto che fosse un personaggio particolare, verosimilmente un sanguinario macchiatosi di orrendi delitti familiari, e che si fece costruire un gigantesco palazzo reale.

Il Praetorium dove Ponzio Pilato "si lavò le mani"

Ma qual è il nesso tra il palazzo reale e il processo all'uomo dal cui messaggio sarebbe nata la Religione che avrebbe trasformato per sempre il mondo? Si tratta di una questione dibattuta, sulla base di diverse interpretazioni dei Vangeli. Il luogo in cui il nazareno venne presentato al prefetto Ponzio Pilato veniva chiamato in latino "praetorium", termine con il quale si indicava la tenda e lo spazio antistante ad essa, dove il comandante radunava i soldati; la parola però designava anche il palazzo del pretore delle province e, in questa ottica, secondo gli studiosi tale "ufficio" avrebbe potuto essere ospitato all'interno del grande edificio che fu costruito da Erode.

Il percorso della Via Dolorosa

Restava il problema dell'identificazione proprio del palazzo reale: nei secoli, infatti, il percorso della Via Dolorosa lungo la quale i pellegrini ripercorrevano le ultime ore di vita di Gesù ha subito diverse modifiche. Spiegano gli esperti al Washington Post che, ad esempio, in età bizantina il cammino partiva proprio nelle vicinanze del Museo della Torre di Davide. Intorno al XIII secolo prevalse l'assetto ancora oggi in uso secondo il quale il luogo in cui venne decretata la pena di morte per il Cristo si troverebbe nel luogo dove anticamente sorgeva la Torre Antonia, ossia dove aveva sede la guarnigione romana, sul lato settentrionale. Ora però gli archeologi e gli storici sono certi di trovarsi dinanzi al vero palazzo di Erode, nell'area ovest dell'antica città di Gerusalemme: Shimon Gibons, docente di archeologia presso la University of North Carolina di Charlotte, sostiene che c'è ben poca ragione di dubitare del fatto che il processo abbia avuto luogo nel complesso del palazzo di Erode e che l'edificio si trovasse proprio lì. Nel vangelo di Giovanni, infatti, è descritto un processo svoltosi in un palazzo collocato vicino ad una porta della Città caratterizzato da un lastricato pietroso sconnesso, dettaglio questo che coinciderebbe anche con quanto rivelato da precedenti ritrovamenti nell'area della prigione ottomana.

Testimonianza storica (cristianesimo a parte)

Certo, nulla attesta che effettivamente quello sia stato il "tribunale" che giudicò Gesù, anche se ci sarebbe ragione di crederlo. Ma il discorso sarebbe complesso e difficilmente non implicherebbe sterili polemiche. Probabilmente, la parte maggiormente interessante dell'edificio dal punto di vista storico consiste negli strati più recenti, recanti ad esempio le testimonianze dei prigionieri della resistenza ebraica durante gli anni '40 o, più indietro nel tempo, reperti di epoca crociata; negli strati sottostanti, inoltre, i resti di fondamenta e fognature del palazzo di Erode. Quindi, a prescindere che si voglia realmente accettare che quello sia stato il luogo in cui Gesù subì il processo che finì con la sua crocefissione, la scoperta resta un importante ritrovamento in una città, Gerusalemme, da tempi remotissimi tra le più affascinanti e ricche di meraviglie dell'intera umanità.

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