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Covid 19

Gli anticorpi contro il coronavirus durano almeno 4 mesi: lo rivela uno studio condotto in Islanda

Diversamente da quanto suggerito da ricerche precedenti, gli anticorpi sviluppati contro il patogeno sono rimasti stabili nei quattro mesi successivi all’infezione: “I livelli sono aumentati nei primi due mesi dopo la diagnosi e sono rimasti stabili nei due mesi successivi”.
A cura di Valeria Aiello
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Gli anticorpi contro il Sars-Cov-2 durano almeno quattro mesi. È questa la sorprendente conclusione cui è giunta l’indagine di sieroprevalenza condotta su oltre 30mila persone in Islanda. Secondo la ricerca, il cui obiettivo era quello di valutare la diffusione del virus nella popolazione e determinare la risposta immunitaria entro i primi quattro mesi dall’infezione, i livelli di anticorpi sviluppati dai soggetti che avevano contratto l’infezione “sono aumentati nei primi due mesi dalla diagnosi e sono rimasti stabili nei due mesi successivi”. Un’osservazione in netto contrasto con quanto suggerito dagli studi precedenti che indicavano un rapido declino della risposta anticorpale, facendo intendere che l’immunità potesse avere vita breve e mettendo in dubbio la potenziale utilità del vaccino.

Gli anticorpi contro il coronavirus durano almeno 4 mesi

I risultati dello studio, pubblicati su The New England Journal of Medicine, alimentano invece la speranza che “l’immunità a questo virus imprevedibile e altamente contagioso possa non essere fugace” dicono i ricercatori dell’Università di Harvard e del National Institute of Health degli Stati Uniti in un editoriale di commento allo studio. “I risultati discordanti – spiegano – possono essere attribuiti a differenze di campionamento. Infezioni e vaccini generano due ondate di anticorpi: la prima ondata è generata da plasmacellule precoci di breve durata, pronte a popolare la circolazione sistemica, che però scompare rapidamente dopo la risoluzione dell’infezione acuta. La seconda ondata è invece generata da un numero inferiore di plasmacellule che hanno una vita più lunga”.

Pertanto – aggiungono i ricercatori – il campionamento effettuato subito dopo l’infezione può indicare un calo significativo, sebbene transitorio. Al contrario, il campionamento successivo o per un periodo di tempo più lungo può fornire un’immagine più accurata dei modelli di decadimento della risposta immunitaria. Su questa base, nello studio islandese è stato osservato un aumento e un decadimento precoce degli anticorpi, ma con una perdita limitata di anticorpi in momenti successivi, una scoperta che indica un'immunità SARS-CoV-2 stabile per almeno 4 mesi dopo l’infezione”.

La nuova ricerca è stata condotta dalla deCODE Genetics di Reykjavik, una controllata della società statunitense di biotecnologie Amgen, in collaborazione con diversi ospedali, università e autorità sanitarie islandesi. Il Paese ha testato il 15% della sua popolazione a partire dalla fine di febbraio, quando sono stati registrati i primi casi di Covid-19: l’analisi ha permesso di calcolare che lo 0,9% degli islandesi è entrato in contatto con il virus e che l’infezione è risultata fatale nello 0,3% dei casi.

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