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Gli animali selvatici più astuti si adattano meglio a vivere in città, ma rischiano la vita

Corvi, procioni e gabbiani che mangiano il cibo nella spazzatura, predatori che attaccano il bestiame e scimmie che fanno razzie nei mercati sono solo alcuni esempi di specie che si sono adattate a convivere con l’uomo, spesso entrando in aperto conflitto. Studiarne le abilità cognitive può aiutarci a capire come mitigare questa ‘guerra’ per il beneficio di tutti.
A cura di Andrea Centini
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La convivenza con gli animali selvatici non è sempre pacifica, e spesso quelli più intelligenti, intraprendenti e che si adattano meglio alla nostra presenza sono anche quelli che possono creare più problemi. Curiosamente queste abilità cognitive supplementari rischiano di ritorcesi contro gli animali stessi, scatenando la reazione della nostra specie, che può agire in un due modi: mettere barriere per arginarne l'esuberanza, oppure eliminare il problema alla fonte, come – purtroppo – troppo spesso accade. Ciò può portare gli animali con spiccate doti di adattamento a diminuire piuttosto che a prosperare; dunque come gestire un simile conflitto?

Una risposta hanno provato a darla i ricercatori del Laboratorio di comportamento animale e cognizione dell'Università del Wyoming, Stati Uniti, che hanno analizzato i modelli comportamentali di alcuni degli animali più intraprendenti e considerati ‘problematici'. Gli esempi riportati nello studio sono molteplici. I corvi, ad esempio, hanno imparato la routine della nettezza urbana per capitalizzare al massimo la raccolta di cibo tra la spazzatura, molto spesso sparpagliandola per strada e rendendo il lavoro dei netturbini decisamente più fastidioso. I procioni e i pappagalli kea neozelandesi riescono invece ad aggirare tutti i sistemi di sicurezza “anti-animali” progettati per i bidoni della spazzatura. Alcuni macachi ‘cittadini' sono diventati abili ladri di mercati all'aperto, attendendo il momento più opportuno per fare man bassa di pietanze e in alcuni casi vere e proprie razzie ai danni dei commercianti. Gli elefanti hanno persino imparato a gettare i tronchi contro le recinzioni elettrificate per oltrepassarle. Senza dimenticare i predatori che preferiscono cacciare il bestiame negli allevamenti piuttosto che le prede in natura.

Gli studiosi, coordinati dalla dottoressa Lisa P. Barrett, hanno esaminato il potenziale ruolo della cognizione degli animali alla base dei conflitti con l'uomo, evidenziando come la memoria, l'apprendimento, il problem solving e la flessibilità comportamentale sono tutti fattori che possono essere ‘plasmati' proprio da questi continui contatti. Del resto sono sempre più numerosi a causa dell'urbanizzazione esasperata, che sta togliendo enormi spazi vitali agli animali selvatici.

Barrett e colleghi sperano di individuare il maggior numero di queste abilità cognitive e in più specie possibili proprio per ridurre gli effetti di questi conflitti, i cui esiti possono essere estremamente drammatici per gli animali e talvolta anche per gli esseri umani. I dettagli della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista scientifica specializzata Animal Behavior.

[Credit: Pipsimv]

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