Giappone conferma sversamento in mare di 1 milione di tonnellate di acqua contaminata di Fukushima
Il Giappone ha confermato che il programma per sversare nell'Oceano Pacifico l'acqua contaminata (ma fortemente diluita) della centrale di Fukushima proseguirà come previsto e non subirà rallentamenti. Ad annunciarlo il neo primo ministro nipponico Fumio Kishida, subentrato a Yoshihide Suga lo scorso 4 ottobre dopo la vittoria alle elezioni. Il premier giapponese lo ha comunicato durante una visita all’impianto devastato dal catastrofico “terremoto e tsunami del Tohoku” dell'11 marzo 2011, che causò circa 16mila vittime. Secondo gli esperti della Tokyo Electric Power (Tepco) che gestisce la centrale, lo sversamento delle acque reflue nell'oceano è l'unica opzione percorribile, dopo aver scartato l'ipotesi di costruire altre cisterne di stoccaggio o di farla evaporare. Al momento ci sono ben 1,2 milioni di tonnellate d'acqua radioattiva stipati in un migliaio di gigantesche cisterne.
La decisione di sversarla in mare ha suscitato un vespaio di polemiche sia all'interno del Paese che al di fuori di esso, soprattutto da parte dei Paesi che confinano col Giappone. Le preoccupazioni sono naturalmente per l‘impatto ambientale, ma soprattutto per le conseguenze sulla pesca; le associazioni di pescatori nipponici ritengono che gettare l'acqua della centrale in mare complicherà drammaticamente la vendita del pesce locale, anche se non sarà registrato alcun problema di salubrità dello stesso. Il governo giapponese ha sottolineato a più riprese che quest'acqua fortemente diluita non avrà alcun impatto sugli ecosistemi marini. Studi sulla fauna ittica nei pressi della centrale distrutta non avrebbero fra l'altro rilevato alcun problema.
Il trattamento dell'acqua contaminata, utilizzata per raffreddare i detriti della centrale distrutta dal terremoto e dal successivo tsunami, prevede l'eliminazione di una sessantina di elementi radioattivi (radionuclidi) attraverso un complesso sistema di filtri chiamato ALPS (Advanced Liquid Processing System) che ne lascia soltanto uno, il trizio, un isotopo dell'idrogeno. Quest'ultimo, attraverso un significativo processo di diluizione, raggiungerà una concentrazione pari a un quarantesimo della soglia prevista per l'acqua potabile in Giappone. In pratica si otterranno acque reflue assolutamente sicure, se verranno davvero rispettati i parametri promessi dal governo nipponico. Ciò nonostante, come indicato, si teme un grave danno “emozionale” e d'immagine soprattutto per l'industria della pesca.
Come sottolineato da Kishida è fondamentale rispettare la tabella di marcia, che prevede il rilascio in mare in tempi relativamente rapidi (ad aprile si era parlato della primavera 2023 per l'inizio dei lavori). Si ritiene tuttavia che le gigantesche cisterne in cui viene contenuta e pompata quest'acqua si riempiranno completamente entro l'autunno del prossimo anno. L'idea di mettere nuove cisterne è stata scartata poiché un ulteriore terremoto vanificherebbe tutti gli sforzi fatti in 10 anni, inoltre solo dopo aver eliminato queste acque reflue potranno iniziare le operazioni di smantellamento della centrale, che dovrebbero durare 40 anni. Kishida ha affermato che il governo giapponese fornirà spiegazioni sulla sicurezza dello sversamento “da un punto di vista scientifico” e trasparenza nell'intero processo per tranquillizzare le persone. Verrà coinvolta anche l'Agenzia internazionale per l'energia atomica (AIEA) affinché l'intera procedura di scarico rispetti appieno gli standard, certificando che le acque rilasciate in mare avranno una radioattività inferiore ai limiti legali previsti.
Mentre si lavora per liberare la centrale di Fukushima, il Giappone ha riattivato molte delle centrali nucleari spente dopo il disastro. Come sottolineato dal governo nipponico, l'energia nucleare giocherà un ruolo fondamentale per permettere il raggiungimento della neutralità climatica entro il 2050. Kishida, tuttavia, non è ancora sicuro se parteciperà alla COP26 che si terrà a Glasgow nel mese di novembre.