Francia, il bisfenolo A è nocivo. Nel 2011 lo usavamo per i biberon, oggi per le lattine
E' nelle lattine di alluminio per le conserve e solo un anno fa lo si poteva trovare anche nei biberon. Il bisfenolo A (BPA) è un composto organico fondamentale nella sintesi delle plastiche su cui già negli anni Trenta su nutrivano profondi dubbi. Sono passati decenni perché potessero essere condotti studi accurati sui cui risultati la comunità scientifica non sembra aver ancora trovato unanime consenso. Nel giro di due anni l'Unione Europea ha rivisto la propria posizione solo dopo un lungo negoziato. Nel 2008, infatti, gli studi di Lang sulla tossicità del bisfenolo A non avevano convinto l'Europa, tanto che la European Food Safety Authority (EFSA) confermava la TDI (dose quotidiana tollerabile), mentre pochi mesi prima afferamva che i prodotti a base di bisfenolo A non nuocevano né all'ambiente, né ai consumatori.
25 novembre 2010 l'Europa mette al bando i biberon con bisfenolo A, l'Italia attua la normativa e vieta la commercializzazione a partire da giugno 2011. Per la Francia, però, il provvedimento non coglie a pieno la tossicità del BPA e ad ottobre del 2012 vieta produzione, importazione e commercializzazione di tutti i prodotti che entrano a contatto con gli alimenti e che contengono BPA. L'Anses, l'agenzia sanitaria francese, ha ricordato che il bisfenolo A si trova addirittura negli scontrini e in alcune otturazioni dentali. Il bisferolo A potrebbe inibire del tutto, anche in minime quantità, l’azione degli estrogeni sulla crescita neuronale. Secondo l'Anses, che ha impiegato 4 anni per produrre la relazione, "In certe situazioni l'esposizione di una donna incinta al BPA rappresenta un rischio per la ghiandola mammaria del bambino non ancora nato. Gli effetti identificati riguardano una modifica della struttura della ghiandola mammaria nel nascituro, che successivamente possono aumentare il rischio di sviluppo del tumore".
Per il feto umano si possono identificare problemi comportamentali, riproduttivi e di peso ritenuti trascurabili nella maggior parte dei casi, ma non in tutti. Benché l'Anses non abbia incluso nei problemi causati dal BPA problemi di fertilità della prostata e della tiroide, l'agenzia avverte che tali pericoli sono possibili, ma non sono stati inseriti perché non ancora certi. La ricerca pubblicata dall'Università di Edimburgo secondo la quale il BPA non sarebbe la causa primaria dei mali attribuitigli sarebbe dunque completamente negata dalla relazione dell'agenzia francese. L'Anses, peraltro, ha anche studiato 73 alternative chimiche utilizzate al posto del bisferolo A, tra cui i bisferoli M, S, B, AP, AF, F e BPS. Nella maggior parte dei casi l'agenzia ha dovuto concludere che, per assenza dei dati, non è possibile stabilirne l'eventuale tossicità.