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Finisce la battaglia dei neutrini, si dimette Antonio Ereditato

Il protagonista della stagione dei neutrini più veloci della luce si dimette dall’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare in seguito a una mozione di alcuni colleghi che chiedevano un passo indietro. Le ultime verifiche hanno definitivamente accertato che la misurazione sui neutrini era sbagliata.
A cura di Roberto Paura
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La storia della scienza lo ricorderà come uno degli episodi più curiosi della fisica contemporanea. L’incredibile vicenda dei neutrini superluminali, capaci cioè di superare il limite della velocità della luce stabilito dalla teoria della relatività di Einstein, ha fatto discutere davvero tutti, scienziati e profani. Oggetto di battute, di gaffe, di centinaia di paper scientifici, di improvvisate teorie per spiegare che cosa sarebbe cambiato se la misurazione, resa nota nel settembre 2011 dai laboratori del Gran Sasso, fosse stata confermata. Così non è stato. Lo stesso Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN) per il quale Antonio Ereditato, padre della “scoperta”, lavorava nell’ambito della collaborazione OPERA – con il CERN di Ginevra – nelle ultime settimane aveva più volte smentito la straordinaria misurazione. Poi è arrivata una mozione interna, firmata da diversi membri della collaborazione OPERA, per chiedere un passo indietro a Ereditato; una mozione che non ha avuto la maggioranza dei voti sufficienti a mandare a casa il professore, ma che ha aperto una frattura incolmabile nella comunità scientifica, tale da spingere comunque Antonio Ereditato a presentare le sue dimissioni dall’INFN, trincerandosi dietro un laconico “no comment”.

Dalla scoperta alle dimissioni – Aveva commentato eccome, all’epoca, Ereditato, difendendo quella che chiariva non essere stata una scoperta, ma una semplice misurazione, pur con tutti i crismi della grande rivelazione. L’affidabilità di quella misurazione, si disse, era a un livello talmente alto che la possibilità di un errore era minore di una su mille. Eppure, già all’epoca, alla fine dello scorso settembre, molti scienziati non si erano fatti subito convincere. “Prima di rottamare Einstein bisogna pensarci due volte”, gli avevano detto alcuni colleghi, che si erano rifiutati di firmare l’articolo inviato per la pubblicazione su alcune prestigiose riviste scientifiche. Cautela d’obbligo, da una parte; invidie, certo molte, dall’altra. Da parte anche di altre comunità internazionali, come quelle in America, che non hanno mai visto di buon occhio l’annuncio congiunto tra Gran Sasso e CERN, anche per via di mai sopite rivalità tra acceleratori di particelle.

carlo_rubbia

Lo smacco di Rubbia – “Non ho fatto fare brutta figura all’Italia”, si era difeso Antonio Ereditato quando, alcune settimane fa, era giunta la notizia di un possibile errore tecnico nella misurazione di quel fascio di neutrini sparato dall’acceleratore di Ginevra fino ai rilevatori sotto le montagne del Gran Sasso. La collaborazione OPERA conta infatti 160 persone, provenienti da diversi paesi, ed è – come tante altre imprese scientifiche – del tutto internazionale. A metterci la faccia è stato anche il prestigioso CERN, che si è preso una parte delle responsabilità di quelle fibre ottiche e di quegli orologi atomici che non hanno funzionato a dovere. Da quando l’errore nella misurazione era stato reso noto, la battaglia dei neutrini era riesplosa più violenta che mai. Ereditato era rimasto isolato dal resto della comunità scientifica dell’INFN, che ha iniziato a compiere diversi esperimenti indipendenti per smentire in via definitiva l’ipotesi del neutrino più veloce della luce. Lo scorso 16 marzo l’INFN aveva annunciato una nuova misurazione a opera del tema di Carlo Rubbia, il nostro Nobel per la fisica, che smentiva i dati di OPERA. L’esperimento Icaro, realizzato negli stessi laboratori del Gran Sasso, non sembrava lasciare dubbi: i neutrini non viaggiano più veloci della luce.

Scaricato dall'INFN – A Ereditato era sembrato uno schiaffo, tanto che pur ringraziando Rubbia non aveva voluto accettare il risultato senza un’analisi diretta. “Come capita spesso nella scienza, qualcuno ripete lo stesso esperimento e può giungere a differenti risultati”, aveva commentato Fernano Ferroni, presidente dell’INFN. “In seguito ai test realizzato dopo il sorprendente annuncio dello scorso settembre, i dubbi espressi dalla stessa collaborazione OPERA stano guadagnando terreno dopo quest’ultimo risultato. È importante sottolineare che, ancora una volta, è un esperimento svolto ai laboratori dell’INFN del Gran Sasso a dare questo importante contributo alla nostra ricerca della verità”. Parole che da un lato tendevano a scaricare la responsabilità sul team di Ereditato, dall’altra a difendere l’operato dell’INFN, per evitare che l’opinione pubblica ne attaccasse le capacità di giudizio.

Esperimento ICARUS

La vittoria dei fotoni – Per molti, la scienza non ci ha fatto una bella figura. Certo, come già detto in precedenza, l’annuncio dei neutrini superveloci era giunto in maniera fin troppo fragorosa, senza quel beneficio del dubbio e quella petulante meticolosità che caratterizza l’accoglienza di una scoperta da parte della comunità scientifica. Rivoluzioni quali la teoria della relatività e la fisica dei quanti si sono sviluppate assai più in sordina, e anche se Albert Einstein divenne poi una star internazionale, quando presentò le sue sorprendenti conclusioni nel 1905 nessuno lo conosceva, e ci volle almeno un decennio prima che la teoria della relatività fosse accettata. Se oggi ci sentiamo offesi e traditi dai neutrini, è perché in fondo abbiamo concentrato su di essi le nostre ingenue speranze. Come aveva trionfalmente annunciato il Ministero dell’Istruzione ai tempi della Gelmini, la “battaglia per superare la velocità della luce” era stata vinta grazie agli italiani. Toni d’altri tempi, di sapore mussoliniano, quando si combatteva la battaglia contro le mosche e quella contro le zanzare. Sapere che la velocità della luce non costituisce più un limite invalicabile ci ha permesso di sorridere pensando a quei rigidi insegnanti delle nostre scuole che ci assicuravano, con cipiglio severo, che le leggi della fisica non possono essere violante. Ci ha fatto volare con la fantasia immaginando viaggi interstellari con astronavi neutriniche, quale che fosse la loro realizzabilità, magari instaurando contatti con lontane civiltà extraterrestri. Ci ha spalancato le porte di un universo bizzarro e capriccioso, ancora più strano di quanto non sembrasse già.

La lezione dei neutrini – La battaglia dei neutrini finisce ora con le dimissioni di Antonio Ereditato e la vittoria dei fotoni, i quanti che trasportano la radiazione elettromagnetica, le particelle della luce, che restano le più veloci dell’universo. La ricorderemo come un episodio bizzarro, una fiammata di passione per la scienza e i suoi misteri, che non dovrà essere ricordato come una pagina oscura della scienza. Del resto anche alla fine del XIX secolo due fisici, Michelson e Morley, fallirono un grande esperimento, quello per misurare la resistenza dell’etere, la misteriosa sostanza che si credeva trasportasse la luce nel vuoto cosmico. Fu un grande flop, ma senza di esso Einstein non avrebbe mosso i primi passi per elaborare la sua teoria secondo cui la velocità della luce è identica ovunque nell’universo e costituisce una costante. Forse, il flop dei neutrini spingerà qualche scienziato a scoprire nuove teorie: il progresso della scienza prende spesso strade imprevedibili.

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