Finalmente sappiamo perché le arterie si induriscono: possibili terapie rivoluzionarie

L'irrigidimento delle arterie che si verifica normalmente con l'avanzare dell'età e che può essere catalizzato dal vizio del fumo o da altri fattori è legato all'azione di una molecola, che “raccoglie” il calcio in goccioline sempre più grandi e lo lascia depositare sulle pareti delle arterie. Qui, attorno al collagene e all'elastina, il fosfato di calcio tende a solidificare e cristallizzare in modo ordinato sotto la spinta di un processo chiamato biomineralizzazione, che ha come conseguenza l'indurimento delle arterie, una condizione legata a un rischio maggiore di malattie cardiovascolari e demenza. La scoperta di questo processo apre le porte a una potenziale soluzione terapeutica, in grado di colpire l'azione della proteina.
La molecola PAR. Gli scienziati sapevano bene che l'indurimento delle arterie era legato all'accumulo di fosfato di calcio nelle pareti dei vasi, tuttavia non conoscevano quale fosse il meccanismo biologico alla sua base. A scoprirlo è stato un team di ricerca internazionale guidato da scienziati britannici del King's College di Londra e dell'Università di Cambridge, che hanno collaborato con i colleghi della Cycle Pharmaceuticals (azienda specializzata nella sperimentazione di farmaci già approvati per altri scopi), dell'istituto Leibniz Forschungsinstitut für Molekulare Pharmakologie (FMP) di Berlino e dell'Università di Antwerp (Belgio). Gli scienziati, coordinati dalla professoressa Melinda Duer del Dipartimento di Chimica dell'Università di Cambridge, si sono concentrati sulla proteina di riparazione poly (ADP-Ribose) o più semplicemente PAR. Essa viene prodotta normalmente in presenza di danno alle cellule o al DNA cellulare, che viene innescato naturalmente dai processi di invecchiamento ma anche da vizio del fumo, ipertensione e altro ancora.
Speranze. Attraverso una tecnica chiamata spettroscopia di risonanza magnetica nucleare (NMR) gli scienziati hanno osservato in colture cellulari che il rilascio della PAR è legato alla presenza dei danni di cui sopra, ma poiché essa si lega fortemente al calcio, durante il processo di riparazione favorisce anche l'accumulo della sostanza nelle pareti dei vasi. L'indurimento delle arterie che si determina è dunque una diretta conseguenza del danno cellulare protratto nel tempo. L'aspetto più rilevante di questa scoperta risiede nel fatto che è già noto un farmaco – l'antibiotico minociclina usato soprattutto per l'acne – in grado di inibire il rilascio della PAR. Poiché si tratta di un medicinale del quale ne è stata già certificata la sicurezza, gli studi clinici per verificarne gli effetti sull'indurimento delle arterie – e dunque sulla prevenzione di malattie cardiovascolari e demenza – potrebbero partire in pochi mesi. I dettagli della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Cell Reports.