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Farmaco per l’asma testato come possibile cura domiciliare per pazienti Covid

Il budesonide, un corticosteroide per via inalatoria indicato nel trattamento dell’asma, verrà somministrato ai pazienti Covid del Regno Unito, nell’ambito dello studio clinico Principle. Si tratta del quarto farmaco ad essere incluso nella sperimentazione.
A cura di Valeria Aiello
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Il budesonide, un farmaco corticosteroide per via inalatoria indicato per la prevenzione delle crisi di asma, farà parte della sperimentazione Principle, lo studio britannico che ricerca farmaci da somministrare in regime domiciliare ai pazienti Covid-19 con forme lievi della malattia. Si tratta del quarto farmaco ad essere incluso nel trial clinico dopo i due antibiotici, azitromicina e doxiciclina attualmente in fase di studio, e l’idrossiclorochina la cui sperimentazione è invece stata sospesa lo scorso maggio in seguito ai dubbi sulla sua sicurezza.

Il budesonide è un farmaco di lungo corso di cui sono ben noti i profili di efficacia e sicurezza, oltre ad essere economico, aspetti che secondo i ricercatori rendono questo corticosteroide un candidato ideale per la sperimentazione. L’obiettivo è quello di verificare se questo trattamento potrà essere utile nei primi giorni di infezione da coronavirus ed aiutare a prevenire le forme gravi della malattia. Come premesso, il budesonide entra a far parte dello studio Principle, il trial clinico aperto a persone con sintomi o diagnosi di Covid-19 di età superiore ai 50 anni con determinate condizioni di salute di base e a chiunque abbia più di 65 anni.

La sperimentazione è gestita dall’Università di Oxford e finanziata dal National Institute for Health Research (NIHR), l’agenzia governativa del Regno Unito che promuove la ricerca nel campo della salute e dell’assistenza. “Lo studio – ricorda una nota dell’NIHR – sta valutando trattamenti che possano aiutare le persone a riprendersi rapidamente dalla malattia Covid-19 e prevenire la necessità di ricovero ospedaliero”. La sperimentazione ha reclutato finora oltre 2100 volontari in tutto il Regno Unito con il supporto del Clinica budesonide Research Network dell’NIHR.

Il budesonide per via inalatoria è indicato per il trattamento dell’asma e della broncopneumopatia cronica ostruttiva, senza gravi effetti collaterali associati all’uso a breve termine – precisano i ricercatori – . In alcuni pazienti con Covid-19, la risposta immunitaria nei confronti del virus può determinare alti livelli di infiammazione che possono danneggiare le cellule delle vie aeree e dei polmoni. L’inalazione di budesonide comprende dunque il trattamento antifiammatorio dove è più necessario e può potenzialmente ridurre al minimo qualsiasi danno polmonare che potrebbe altrimenti essere causato dal virus”.

I pazienti che prenderanno parte alla sperimentazione saranno assegnati in modo causale a ricevere budesonide per via inalatoria oltre lo standard di cura  e verrà chiesto loro di inalare due erogazioni due volte al giorno per 14 giorni, con ciascuna erogazione che fornirà una dose di 400 microgrammi di principio attivo. I partecipanti allo studio saranno seguiti per 28 giorni e gli esiti clinici confrontati con quelli dei volontari cui è stato assegnato solo lo standard di cura.

Budesonide è un farmaco relativamente economico, sicuro e facile da somministrare per le condizioni respiratorie che può avere un ruolo da svolgere nel trattamento di Covid-19 – ha affermato il professor Chris Butler del Nuffield Department of Primary Care Health Sciences di Oxford a capo dello studio Principle – . È solo attraverso l’arruolamento di volontari in uno studio controllato randomizzato come Principle che possiamo valutare se ci sono chiari benefici o danni associati a potenziali trattamenti come il budesonide” ha aggiunto Butler sottolineando l’importanza della sperimentazione “per ottenere le risposte di cui abbiamo veramente bisogno per evitare le persone con Covid-19 finiscano in ospedale. Come i vaccini e le misure preventive, i trattamenti hanno un ruolo importante da svolgere nel ridurre al minimo il peso di questa malattia sulla società” ha concluso.

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