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Covid 19

Farmaci e vaccini anti coronavirus testati sui furetti: per scienziati cinesi sono animali “ideali”

Un team di ricerca cinese guidato da scienziati dell’Istituto di Ricerca Veterinaria di Harbin ha determinato che nelle vie respiratorie dei furetti il coronavirus SARS-CoV-2 si replica bene. Ciò, secondo gli studiosi, renderebbe questi animali ideali per sperimentare vaccini e farmaci per combattere la COVID-19.
A cura di Andrea Centini
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Poiché i furetti sono particolarmente suscettibili al coronavirus SARS-CoV-2, questi animali potrebbero essere utilizzati per sperimentare vaccini e terapie antivirali per combattere la COVID-19, l'infezione scatenata dal patogeno pandemico emerso in Cina alla fine dello scorso anno (tra il 20 e il 25 novembre, secondo uno studio condotto da scienziati italiani del Campus BioMedico di Roma). A sostenerlo è un team di ricerca cinese guidato da scienziati dell'Istituto di Ricerca Veterinaria di Harbin, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi dell'Istituto nazionale per il controllo e la prevenzione delle malattie virali (che fa capo ai CDC della Cina) e del Laboratorio nazionale di alto contenimento per il controllo e la prevenzione delle malattie degli animali.

I ricercatori, guidati dal professor Jianzhong Shi, membro dell'autorevole Accademia Cinese delle Scienze Agricole, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver esposto al coronavirus diversi animali domestici e non. Dai risultati degli esperimenti, in cui il virus è stato somministrato attraverso il naso, per via area o direttamente nella trachea, è emerso che il SARS-CoV-2 si replica in modo inefficace nei cani, nei maiali, nelle anatre e nelle galline, mentre “attecchisce” bene nel tratto respiratorio dei furetti e dei gatti. Per quanto concerne i piccoli felini, il risultato potrebbe spiegare il motivo per cui si sia contagiata la tigre Nadia nello Zoo del Bronx di New York, dove si sospetta che altre tre tigri (compresa la sorella Azul) e tre leoni africani possano essersi ammalati, dopo essere stati esposti a un custode positivo alla COVID-19.

Tornando allo studio, la replicazione virale è risultata efficace soprattutto nei furetti, e per questa ragione, come specificato, il professor Shi e i colleghi li ritengono candidati validi nella ricerca di farmaci e vaccini. Gli scienziati sottolineano che gli esperimenti sono stati condotti prestando particolare attenzione al benessere degli animali, sebbene tale concetto sia del tutto relativo per una cavia da laboratorio. Va tenuto presente che alcuni istituti hanno già avviato i test sull'uomo di vaccini candidati, come l'INO-4800 finanziato da Bill Gates e la preparazione messa a punto dalla società di biotecnologie Moderna Inc. e dai National Institutes of Health (NIH). Pertanto la speranza è che si possa evitare il più possibile ulteriore sofferenza agli animali. Del resto è proprio da quest'ultima che è scaturita la pandemia. Si ritiene che il coronavirus circolasse inizialmente nei pipistrelli, come quelli della SARS e della MERS, e che abbia fatto il salto di specie all'uomo (spillover) da un ospite intermedio, forse il pangolino. Si tratta di specie trattate illegalmente nei mercati di animali vivi, dove si verificano tutte le condizioni che favoriscono il salto di specie dei virus e la nascita di pandemie catastrofiche, come quella che stiamo vivendo.

Il professor Shi e colleghi hanno condotto i loro esperimenti per cercare risposte alle domande sull'ignoto serbatoio intermedio del coronavirus. Dagli esperimenti è emerso che nei furetti e nei gatti più anziani il virus si replica nel tratto respiratorio superiore e non invade i polmoni, evitando loro le conseguenze più drammatiche dell'infezione. La discussa trasmissione per via aerea è invece risultata efficace nei gatti giovani, ma non nei furetti. I dettagli della ricerca cinese sono stati pubblicati sull'autorevole rivista scientifica Science.

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