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Covid 19

Esami salva-vita rinviati per la pandemia: 12% di morti in più per cancro al colon-retto

Grazie a un sofisticato modello matematico procedurale, un team di ricerca dell’Università di Bologna ha determinato che in Europa c’è stato un aumento nei morti per cancro al colon-retto dell’11,9 percento a causa della pandemia di coronavirus SARS-CoV-2. La diffusione del virus ha causato ritardi negli screening salva-vita, riducendo il tasso delle diagnosi precoci della neoplasia.
A cura di Andrea Centini
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Nel momento in cui stiamo scrivendo, sulla base della mappa interattiva messa a punto dagli scienziati dell'Università Johns Hopkins, nel mondo il coronavirus SARS-CoV-2 ha infettato oltre 37,5 milioni di persone e ne ha uccise quasi un milione e centomila (solo in Italia i contagi complessivi sono 355mila e le vittime più di 36mila). A questi numeri impressionanti, che continueranno a crescere inesorabilmente fino a quando non sarà disponibile un vaccino per contenere il patogeno emerso in Cina, vanno aggiunti tutti quei decessi non direttamente causati dal coronavirus, ma comunque intimamente legati alla pandemia in atto. Fra essi figurano numerosi morti in più causati dal cancro al colon-retto, considerato uno dei “big killer” fra le neoplasie, dato che solo in un anno, in Europa, si registrano 375mila nuove diagnosi e 170mila vittime. Proprio in Europa, a causa dei rinvii degli screening salva-vita (colonscopia) dovuti alla pandemia di coronavirus, si stima un'impennata nei decessi dell'11,9 percento.

A calcolare questo significativo aumento della mortalità per cancro al colon retto è stato un team di ricerca italiano dell'Università di Bologna “Alma Mater Studiorum”, guidato da scienziati del Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche dell'ateneo. Gli scienziati, coordinati dal professor Luigi Ricciardello, hanno messo a punto un sofisticato modello matematico procedurale in grado di prevedere l'impatto dei ritardi nelle colonscopie, e hanno osservato che rinvii compresi tra 7 e 12 mesi e superiori ai 12 mesi determinano un'impennata delle diagnosi tardive, rispettivamente del 3 e del 7 percento. Tenendo presenti i tassi di sopravvivenza a cinque anni dalla diagnosi per lo stadio III-IV (avanzato) del cancro, Ricciardello e colleghi hanno calcolato che a causa dei ritardi in Europa si è determinato un aumento dei morti dell'11,9 percento. E questo solo per il cancro al colon-retto; emergeranno sicuramente conseguenze anche per altre neoplasie in cui la diagnosi precoce fa una grande differenza sul tasso di sopravvivenza.

“La diagnosi precoce del tumore è cruciale perché lo rende più facile da trattare e quindi migliora l'esito clinico della malattia”, ha dichiarato all'ANSA il professor Ricciardello. “È perciò essenziale che i programmi di screening preventivo continuino aiutando a prevenire ulteriori aumenti della mortalità”, ha aggiunto lo scienziato. “A livello globale i sistemi sanitari stanno fronteggiando forti difficoltà a causa del COVID-19. Le autorità sanitarie devono agire con urgenza per riorganizzare le attività durante il COVID-19, senza compromettere la diagnosi di altre malattie ad alto impatto”, conclude l'esperto. I risultati della ricerca “Impact of SARS-CoV-2 pandemic on colorectal cancer screening delay: effect on stage shift and increased mortality” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica specializzata Clinical Gastroenterology and Hepatology e presentati in seno a una conferenza stampa della settimana della United European Gastroenterology (UEG Week Virtual 2020), quest'anno tenutasi in forma virtuale proprio a causa della pandemia.

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