Elefantina muore dopo aver perso metà proboscide in una trappola infernale piazzata dai bracconieri
Un cucciolo di elefante è morto dopo essere rimasto gravemente ferito alla proboscide a causa di una micidiale trappola piazzata dai bracconieri nella foresta. I veterinari che l'hanno soccorso sono stati costretti ad amputare la proboscide, ma purtroppo la lesione infettata è risultata fatale. A rendere ancor più drammatica la morte del piccolo pachiderma, una femmina di appena un anno, il fatto che si trattava di un elefante di Sumatra (Elephas maximus sumatranus), una sottospecie di elefante asiatico che vive solo sull'isola dell'Indonesia, classificata come in pericolo critico di estinzione (codice CR) sulla Lista Rossa dell'Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN). La sottospecie è fortemente minacciata dalla deforestazione – ben l'83 percento dell'habitat naturale di questi elefanti è stato trasformato in piantagioni – e dai contatti con l'uomo sempre più frequenti, ma anche dal bracconaggio per l'avorio delle zanne, come dimostrano le letali trappole lasciate nelle foreste.
La piccola elefantina era stata trovata da sola nei pressi del villaggio di Aceh Jaya nei giorni scorsi, costretta a combattere con quell'infernale marchingegno per chissà quanto tempo. Gli esperti ritengono che gli esemplari adulti, una volta compreso che non potevano fare nulla per aiutarla, abbiano deciso di lasciarla indietro. A individuare l'animale ferito alcuni abitanti del villaggio, che l'hanno immediatamente liberato e trasportato al dipartimento provinciale di conservazione (BKSDA) per le cure del caso. I veterinari hanno fatto tutto il possibile per salvare la vita alla piccola, amputando la proboscide orrendamente mutilata dalla trappola e dai successivi tentativi di liberarsi. Anche la terapia antibiotica cui è stata sottoposta non è stata efficace. “Non siamo riusciti a salvarla perché la ferita era grave e infetta”, ha dichiarato alla BBC il dottor Agus Arianto, a capo dell'Agenzia per la conservazione delle risorse naturali di Aceh, agenzia specializzata nella salvaguardia della fauna selvatica. “Abbiamo fatto del nostro meglio per aiutarla”, ha aggiunto sconsolato il dottor Arianto.
Solo pochi giorni addietro le immagini dell'elefantina senza proboscide avevano fatto il giro del mondo; la speranza era che potesse salvarsi e continuare a vivere, anche se mutilata e in cattività, in un santuario con altri esemplari sfortunati. “La sua morte è stata scioccante…perché sembrava stare bene dopo essere stata amputata, si muoveva attivamente”, ha dichiarato al New York Post la dottoressa Rika Marwati, una delle veterinarie intervenute per salvarle la vita. “Si è improvvisamente ammalata di stress e infezione nella tarda serata di lunedì e al mattino è stata dichiarata morta”, ha aggiunto l'esperta. Come indicato, la specie è sotto forte pressione sia per la deforestazione che per il bracconaggio. Nonostante le pene severissime inflitte ai cacciatori di frodo, nelle foreste vengono trovati diversi animali mutilati o uccisi. Al mercato nero, del resto, l'avorio ha ancora quotazioni molto elevate e spinge uomini senza scrupoli ad agire. L'ultimo caso più eclatante sull'Isola di Sumatra risale alla scorsa estate, quando fu scoperta la testa di un maschio privo delle zanne in una piantagione di palme nell'East Aceh. Il caso però non è rimasto irrisolto. La polizia ha infatti arrestato un sospetto bracconiere e altre quattro persone, che sono state accusate di aver acquistato l'avorio ottenuto dall'esemplare ucciso.
Non c'è da stupirsi che in Africa, dove gli elefanti sono stati sottoposti a una fortissima pressione dei bracconieri proprio per l'avorio, stiano crescendo senza zanne per selezione naturale, come evidenziato dallo studio “Ivory poaching and the rapid evolution of tusklessness in African elephants” pubblicato sull'autorevole rivista scientifica Science. Secondo il professor Shane Campbell-Staton, biologo evoluzionista presso il Dipartimento di Ecologia e Biologia Evolutiva dell'Università di Princeton, ci vorranno diverse generazioni senza bracconaggio per far tornare la situazione alla normalità.