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Ecco perché quando abbiamo fame il cibo ci sembra più buono

Il sapore del cibo cambia a seconda di quanto abbiamo fame. Se siamo affamati, ciò che mangiamo ci sembra più dolce e gli alimenti amari ci sembrano più gustosi. Ma perché? Gli scienziati hanno studiato il cervello dei topi e hanno scoperto cosa accade nel cervello che ci porta a modificare la percezione dei sapori.
A cura di Zeina Ayache
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Quando abbiamo fame il cibo ci sembra più buono, nello specifico gli alimenti ci sembrano più dolci e quelli più amari diventano più facili da gustare, ma perché accade questo? Gli scienziati hanno una risposta che si nasconde nel cervello. Vediamo insieme cosa succede nel nostro cervello quando abbiamo fame e perché i sapori ci sembrano migliori.

Gli esperti spiegano che generalmente noi preferiamo i sapori dolci perché questi mandano un segnale di ‘cibo ricco di calorie’ al nostro cervello che tende invece ad evitare i sapori amari e aspri, associati a cibo avariato. Queste preferenze però cambiano a seconda di quanto abbiamo fame. Ma perché?

Per avere una risposta, gli scienziati hanno effettuato alcuni test sui topi, concentrandosi sui neuroni che esprimono il peptide correlato alla proteina Agouti e che si attivano quando abbiamo fame per farci capire che è giunto il momento di mangiare. Questi neuroni si trovano nell’ipotalamo, la regione del cervello che regola l’appetito. Grazie ai loro esperimenti, gli esperti hanno identificato due vie metaboliche che dimostrano come la fame modifichi le nostre preferenze in fatto di sapori.

Per giungere alle loro conclusioni, i ricercatori hanno sfruttato due tecniche, l’optogenetica e la chemogenetica, che studiano l’attività dei neuroni riuscendolo a manipolare. L’optogenetica introduce agenti sensibili alla luce nei neuroni che possono essere dunque manipolati attraverso la luce, la chemogenetica invece implica l’utilizzo di recettori per influenzare l’attività dei neuroni bersaglio attraverso i loro specifici ligandi sintetici.

Attivando l’espressione del peptide correlato alla proteina Agouti, gli esperti hanno potuto osservare che effettivamente i neuroni del glutammato nell’ipotalamo laterale modificavano le preferenze dei gusti nei topi, attraverso le due vie metaboliche precedentemente identificate, portando dunque ad una maggior voglia di sapori dolci e una minor sensibilità verso quelli amari.

La scoperta è interessante perché può aiutare a comprendere cosa accade nel cervello delle persone obese che hanno una evidente preferenza per i cibi dolci o per chi soffre di diabete.

Lo studio, intitolato “Hypothalamic neuronal circuits regulating hunger-induced taste modification”, è stato pubblicato su Nature Communications.

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