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Ecco perché mangiare la cannella rende più intelligenti

Secondo una recente scoperta, la cannella sarebbe in grado di rendere più intelligenti i topi con ridotte capacità di apprendimento.
A cura di Zeina Ayache
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I ricercatori del Rush University Medical Center non hanno dubbi: la cannella migliora le capacità di apprendimento dei topi che hanno difficoltà ad imparare. Insomma, questa spezia non solo sarebbe perfetta per rendere più gustosi i nostri dolci e il cappuccino, ma sarebbe anche un potenziale amplificatore di intelligenza. Lo studio, intitolato “Cinnamon Converts Poor Learning Mice to Good Learners: Implications for Memory Improvement”, è stato pubblicato sul Journal of Neuroimmune Pharmacology e mostra nel dettaglio come la cannella agisca sul cervello dei topi.

Gli scienziati spiegano che le nostre capacità di comprensione si sviluppano nell’ippocampo, quella parte del cervello che si trova nel lobo temporale e che svolge un ruolo importante nell’organizzazione e nell’immagazzinamento della memoria, e hanno scoperto che i soggetti che hanno scarse capacità di apprendimento hanno una ridotta quantità di CREB, una proteina coinvolta nella memoria e nell’apprendimento, e una maggior quantità di GABRA5, una proteina che invece inibisce la conduttanza nel cervello, rispetto a coloro che invece imparano più facilmente.

Consapevoli di queste caratteristiche del cervello, i ricercatori hanno somministrato granuli di cannella ad un gruppo di topi suddivisi tra meno e più intelligenti e hanno osservato come la spezia, che nel corpo viene metabolizzata in benzoato di sodio (utilizzato per trattare i danni cerebrali), riuscisse ad incrementare i livelli di CREB e ridurre quelli di GABRA5, stimolando la plasticità dei neuroni nell’ippocampo rendendo, di fatto, i topi più intelligenti e in grado di migliorare la memoria e le capacità di apprendimento. Diversamente, nei soggetti già intelligenti gli scienziati non hanno osservato alcun miglioramento.

Quanto scoperto, se dovesse effettivamente rivelarsi adattabile anche per gli esseri umani, potrebbe rappresentare un punto di svolta per tutti coloro che soffrono di disturbi dell’apprendimento.

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