Ecco le più antiche orme di europei
Celate sotto le sabbie del tempo, erano rimaste lì immobili per migliaia di anni e se il caso e la fortuna non ne avessero determinato la scoperta, sarebbero scomparse per sempre nel giro di poche settimane per la stessa ragione per cui erano riemerse dal passato, facendo perdere all'umanità la grande occasione di scorgere la flebile traccia lasciata da alcuni suoi antichissimi "antenati".
Le più antiche orme umane mai rinvenute in Europa, infatti, erano venute alla luce nel maggio del 2013 in un punto del litorale del piccolo villaggio di Happisburgh, nella contea di Norfolk, lungo le coste orientali dell'Inghilterra. Questo remoto angolo dell'isola britannica è interessato da un fenomeno di erosione particolarmente intenso che causa non pochi problemi agli abitanti del posto; proprio a causa di questa erosione, la scorsa primavera una parte della spiaggia sabbiosa è stata portata via lasciando scoperte le distese di fango sottostanti. In quel fango, in un arco di tempo compreso tra 780.000 e un milione di anni fa, avevano camminato degli uomini, imprimendo le orme dei propri piedi: al fine di poterle studiare e preservare gli archeologi, che hanno pubblicato i risultati del proprio lavoro su PLOS ONE, hanno dovuto agire con molta fretta, prima che la stessa erosione portasse via anch'esse, come poi effettivamente accaduto a fine maggio. Così hanno fatto ricorso immediatamente a tecniche di fotogrammetria multi-immagine unitamente alla scansione laser. Gli esiti hanno consentito di lavorare con la dovuta calma su questi preziosissimi reperti.
Un gruppo di ominidi
Le impronte risultano essere ben visibili, mostrando l'arco plantare, il tallone e la parte anteriore e in un caso anche le dita; attraverso le loro analisi è stato possibile individuare cinque differenti individui a cui appartennero. In base alla lunghezza delle orme si è dedotto che l'altezza dei membri del gruppo di persone doveva variare da un minimo di 0,93 centimetri fino ad un massimo di 1,73 metri: evidentemente, la piccola compagnia era formata da bambini ed adulti assieme con questi ultimi che, secondo gli studiosi, dovevano avere massa corporea compresa tra 48 e 53 chilogrammi.
Ma cosa facevano quegli uomini lì? E chi erano? Gli archeologi guidati da Nick Ashotn del British Museum hanno spiegato che i cinque si muovevano in direzione nord-sud lungo quello che allora era il margine fangoso di un fiume. In base alla datazione, e alla stazza fisica ricavabile attraverso le impronte, è stata inoltre avanzata l'ipotesi che si trattasse di un gruppo appartenente alla specie Homo Antecessor, datata tra 1,2 milioni e 800.000 anni fa: in pratica uno dei primi ominidi europei, almeno tra quelli che ci sono noti, testimoniato dai resti di sei individui rinvenuti nel sito spagnolo di Atapuerca.
I reperti di Happisburgh andranno ad arricchire non soltanto le conoscenze relative all'Homo Antecessor ma consentiranno di integrare anche i rinvenimenti già avvenuti in precedenza nel villaggio inglese: a partire dal 2005, infatti, gli archeologi portarono alla luce alcuni utensili in selce, tra cui alcuni risalenti anch'essi a circa 900.000/800.000 anni fa, e che servivano ai cacciatori-raccoglitori che vivevano in quelle pianure paludose. Ma l'immagine viva suggerita dalla visione delle impronte immerse nella terra, ha sempre un fascino particolare e, del resto, non si tratta di un tipo di traccia tanto frequente: le più antiche, e più famose, sono quelle rinvenute da Mary Leakey nel sito di Laetoli, in Tanzania, lasciate da tre individui appartenenti alla specie Australopithecus afarensis all'incirca 3,66 milioni di anni fa e custodite gelosamente dai sedimenti dell'eruzione del vulcano Sadiman. Questo fa delle orme di Happisburgh le più antiche impronte umane conosciute al di fuori dell'Africa.