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Ecco come lavora “l’archivista” dei ricordi del cervello

Un gruppo di scienziati ha osservato in che modo il flusso di ricordi in ingresso viene regolato all’interno dell’ippocampo.
A cura di Nadia Vitali
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Astrociti (in rosso) e cellule nervose (c) Photo: Milan Pabst & Oliver Braganza/University of Bonn
Astrociti (in rosso) e cellule nervose (c) Photo: Milan Pabst & Oliver Braganza/University of Bonn

Un gruppo di ricercatori tedeschi ed americani ha identificato un importante meccanismo grazie al quale la memoria passa dal richiamare il ricordo alla fase di memorizzazione. Lo studio, guidato dall'università di Bonn e dal German Center for Neurodegenerative Diseases, è stato pubblicato dal giornale Neuron e rappresenta un interessante spunto per far luce sulle cause cellulari di alcune forme di demenza.

Ricordi che vanno e vengono

La regione addetta allo stoccaggio e alla conservazione dei ricordi che entrano continuamente nel nostro cervello viene chiamata ippocampo, in virtù della sua forma. L'ippocampo è anche il guardiano della memoria, con l'incarico di recuperare informazioni finite tra le profondità della memoria; nel fare questo funziona esattamente come punto di snodo nel "traffico" dei ricordi. I ricercatori hanno identificato per la prima volta le cellule dell'ippocampo incaricate di mettere ordine in quella che si potrebbe presentare come una metropoli nell'ora di punta: si tratta degli astrociti, che assicurano che alla nuova informazione venga data la priorità. Per cui mentre la mente entra nella modalità di memorizzazione, ai ricordi già salvati viene detto di aspettare.

Il ruolo di un neurotrasmettitore

Ma gli astrociti prendono ordini da qualcuno, ossia da un neurotrasmettitore chiamato acetilcolina che viene rilasciato, in particolare, nelle situazioni nuove. Da diversi anni gli scienziati sanno che l'acetilcolina promuove lo stoccaggio delle nuove informazioni ma il modo in cui questo accadeva era poco conosciuto: la scoperta è, dunque, estremamente interessante, soprattutto alla luce del fatto che viene osservata nei pazienti con demenza da Alzheimer una significativa interruzione nel controllo della secrezione di questo neurotrasmettitore.

Cellule gliali e neuroni

Un altro aspetto che rende il lavoro degno di particolare attenzione riguarda la natura degli astrociti che non sono cellule nervose bensì gliali. Ora – spiegano gli scienziati – considerate che fino ad una quindicina d'anni fa, tali cellule erano considerate esclusivamente come un mero supporto meccanico per le vere "star" del cervello, ossia i neuroni: si intuisce come la ricerca apra a nuove prospettive, decisamente inattese.

In anni recenti, comunque, è sempre diventato più chiaro come le cellule gliali avessero un ruolo centrale nei meccanismi della memoria: già nel 2014 le osservazioni effettuate dagli scienziati americani avevano evidenziato che se le funzioni degli astrociti sono inibite, si può andare incontro a problemi nel riconoscimento degli oggetti. Adesso, grazie al lavoro dei ricercatori, la comprensione del fenomeno è decisamente più chiara ed accurata.

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