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Ecco a voi il bisonte di Higgs, creatura preistorica

L’antenato del bisonte europeo, nonché protagonista delle pitture rupestri, prime manifestazioni d’arte umana.
A cura di Nadia Vitali
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Le ricerche sul DNA effettuate dagli studiosi dell'università australiana di Adelaide hanno consentito di appurare che l'animale ritratto dai primi artisti della storia dell'umanità era, in realtà, una specie ibrida di bisonte sconosciuta; i dettagli di questa creatura fino ci erano noti soltanto attraverso le straordinarie pitture rupestri che il tempo ci ha restituito, mentre oggi gli scienziati sono stati in grado di ricostruirne l'albero genealogico.

A questo antico animale gli scienziati hanno affibbiato il nomignolo di "bisonte di Higgs", in ragione della sua natura piuttosto elusiva, tale da poter essere paragonata alla particella scoperta solo nel 2012 dopo essere stata teorizzata negli anni '60; si tratta, nella fattispecie, dell'antenato ancestrale del moderno bisonte europeo (Bison bonasus). Le sue origini partono da lontano, da circa 120.000 anni fa, quando l'ibridazione tra il bisonte delle steppe, il cui areale si estendeva tra le pianure gelide dall'Europa fino al Messico, e l'uro, antenato del moderno bestiame, portò alla comparsa di un mammifero le cui fattezze sarebbero state riprodotte fedelmente sulle pareti rocciose di una grotta oltre 15.000 anni fa. Questi due progenitori sono scomparsi dalla Terra da parecchio tempo: il bisonte delle steppe si è estinto da diverse migliaia di anni, mentre gli ultimi uri hanno vissuto nel XVIII secolo.

Il discendente del bisonte di Higgs oggi rappresenta il più grande mammifero del Vecchio Continente; cacciato per millenni dagli esseri umani, è stato spinto nei sempre più piccoli angoli di natura selvaggia dell'Europa a causa dell'espansione dell'agricoltura. Gradualmente ridottasi, la popolazione è tornata a crescere nel XX secolo e oggi la più famosa ed estesa mandria di bisonti europei vive nella Foresta di Białowieża, al confine tra Polonia e Bielorussia, costituita da esemplari allevati in cattività e successivamente introdotti in natura.

Per risalire ai suoi antenati, gli scienziati hanno lavorato sui resti di 65 bisonti vissuti tra 14.000 e 50.000 anni fa; i resti, già precedentemente datatati al radiocarbonio, provenivano da diverse grotte distribuite tra Urali, Caucaso ed Europa. Le analisi del DNA, sia nucleare sia mitocondriale, hanno consentito di ricostruire la storia di questa specie che, contrariamente a quanto può accadere con animali ibridi che risultano meno fertili dei genitori, finì per espandersi fino a dominare completamente il territorio europeo.

La specie ibrida, una volta formatasi, trovò una propria nicchia ecologica e conservò il proprio patrimonio genetico, sopravvivendo anche all'estinzione della megafauna e approdando nelle pitture rupestri che, ancora oggi, lasciano senza fiato quanti hanno la fortuna di poterle ammirare. Il moderno bisonte europeo, tuttavia, è molto abbastanza diverso dal punto di vista genetico, poiché discende da un effetto collo di bottiglia: negli anni '20 del XX secolo, erano rimasti pochissimi individui e proprio da questi discende la popolazione odierna.

[In apertura: Grotta di Niaux, foto di Tourisme in Occitane]

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