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È il primo fiore nato sulla Terra e l’hanno ricostruito in laboratorio: ecco come era fatto

Attraverso l’analisi di migliaia di caratteristiche di fiori moderni e fossili, i ricercatori hanno ricostruito a ritroso la loro storia evolutiva, fino a calcolare l’aspetto del primo fiore apparso sulla Terra.
A cura di Andrea Centini
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Un team di botanici dell'Università Paris-Sud e dell'Università di Stirling ha ricostruito il modello tridimensionale del primo fiore comparso sulla Terra, ovvero dell'organo riproduttivo ancestrale delle Angiosperme o Magnoliofite, le piante più evolute caratterizzate da un seme protetto e un fiore propriamente detto. I fiori, com'è noto, sono parti estremamente delicate delle piante, dunque la loro fossilizzazione è un evento estremamente raro e ricco di criticità. Per questa ragione sono disponibili fossili che hanno al massimo 110-120 milioni di anni, mentre l'antenato comune di tutte le angiosperme, separatesi dalle più antiche gimnosperme, sarebbe vissuto tra i 250 e i 140 milioni di anni fa.

In assenza di reperti significativi, i ricercatori coordinati dai professori Hervé Sauquet e Jürg Schönenberger hanno provato a ricostruire la storia a ritroso delle angiosperme mettendo a confronto ben 13.444 caratteristiche dei fiori, verificando analogie e differenze di circa 800 specie, per un totale di 63 ordini e 372 famiglie in rappresentanza di una larghissima fetta del gruppo. Per fare un esempio pratico del metodo di lavoro, analizzando le orchidee si evince che tutte quante sono a simmetria bilaterale, dunque anche il loro antenato comune ha avuto sicuramente questa caratteristica.

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Facendo queste osservazioni per tutte le migliaia di caratteristiche prese in esame, i botanici sono giunti alla conclusione che il fiore primordiale fosse somigliante a quello della magnolia e caratterizzato da simmetria radiale. Il fiore era inoltre ermafrodita, ovvero presentava sia la componente femminile (i pistilli) che quella maschile, gli stami. I petali, tecnicamente chiamati tepali poiché la distinzione tra sepali e petali non è immediata, erano dieci, mentre gli elementi riproduttori invece di essere collocati in una spirale formavano una serie di cerchi concentrici chiamati “whorls”. Nei fiori moderni sono presenti strutture analoghe, ma in numero decisamente inferiore. Questa riduzione della complessità avrebbe permesso ai fiori, evolvendosi, di creare un rapporto strettissimo e fondamentale con gli animali impollinatori, come ad esempio le api. I dettagli sul fiore ancetrale sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Nature Communications.

[Credit Hervé Sauquet & Jürg Schönenberger]

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