Drastico aumento di casi della variante B.1.1.529 super mutata in Sudafrica: sta superando la Delta
Una nuova variante emergente del coronavirus SARS-CoV-2 sta preoccupando gli esperti, a causa della concentrazione insolitamente elevata di mutazioni sulla proteina S o Spike e del boom di nuovi casi che si stanno registrando in Sudafrica. In meno di due settimane è arrivata al 75 percento delle infezioni totali e presto raggiungerà il 100 percento, soppiantando la variante Delta che aveva guidato la precedente ondata. B.1.1.529, questo il nome nuovo ceppo, si caratterizza per ben 32 mutazioni sulla proteina Spike; ciò aumenta sensibilmente il rischio che possa essere potenzialmente più trasmissibile, aggressiva e/o in grado di eludere gli anticorpi neutralizzanti, sia quelli indotti da una precedente infezione naturale che quelli derivati dalla vaccinazione. A maggior ragione se si tiene conto che si tratta di un lignaggio “figlio” della variante Beta (ex sudafricana), una delle quattro varianti di preoccupazione (VOC) – assieme ad Alpha, Gamma e Delta – riconosciute dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).
A scoprire i primi casi di variante B.1.1.529 sono stati gli scienziati del Network for Genomic Surveillance in South Africa (NGS-SA), una rete di laboratori pubblici e privati impegnati nel sequenziamento genomico del patogeno. Il Sudafrica, come indicato, attualmente rappresenta attualmente il Paese più colpito. Nel primo comunicato del Ministero della Salute sudafricano si era parlato di una decina di casi in tutto, uno dei quali identificato in Botswana – il primo in assoluto – e un altro a Hong Hong. In questo secondo caso si tratta di un viaggiatore che era stato in Sudafrica tra il 22 ottobre e l'11 novembre. L'illustre professor Tulio de Oliveira, esperto bionformatico e genetista che studia le varianti del del coronavirus dall'inizio della pandemia, sta confermando con una serie di "cinguettii" su Twitter che i pazienti contagiati da B.1.1.529 in Sudafrica sono in realtà la maggioranza. In uno degli ultimi post ha sottolineato che la nuova variante sembra diffondersi molto velocemente: "In meno di 2 settimane ora domina tutte le infezioni dopo una devastante ondata di Delta in Sudafrica", ha chiosato l'esperto, aggiungendo che ora rappresenta il 75 percento degli ultimi genomi sequenziati e presto arriverà al 100 percento.
Poco prima aveva comunicato che 77 casi erano stati confermati nella popolosa provincia di Gauteng, una delle più colpite. Ma il significativo incremento di contagi registrato nel Paese negli ultimi giorni è quasi completamente legato alla B.1.1.529, come mostra il grafico soprastante: si è passati dai 106 casi di positività del primo novembre ai 1.275 del 24. Altre aree particolarmente colpite dalla nuova variante si trovano nel Nord-Ovest e nel Limpopo, come riportato in un comunicato stampa del National Institute for Communicable Diseases – Divison of the National Health Laboratory Service, ma i dati diffusi dal professor de Oliveira suggeriscono che la variante sia già ampiamente presente in tutte le province sudafricane.
Al momento l'OMS l'ha inserita nell'elenco delle varianti sotto monitoraggio (Variants Under Monitoring – VUM); è infatti ancora troppo presto per capire quale possa essere l'impatto sulla pandemia di COVID-19. Ciò che preoccupa gli esperti è il numero spropositato di mutazioni sulla proteina S o Spike, il “grimaldello biologico” che il coronavirus sfrutta per legarsi al recettore ACE-2 delle cellule umane, rompere la parete cellulare, riversare l'RNA virale all'interno e avviare il processo di replicazione che scatena la malattia. Maggiore è il numero delle alterazioni genetiche a livello di questa proteina, superiore è il rischio che il ceppo possa essere più contagioso, aggressivo ed elusivo. Del resto i vaccini anti Covid si basano proprio sull'innescare l'immunità verso questa specifica proteina; se i ceppi differiscono in modo troppo significativo da quella sfruttata nei farmaci, c'è il rischio che possa manifestarsi una riduzione nell'efficacia.
Oltre alle 32 mutazioni localizzate sulla proteina S, i cui nomi possono essere consultati in questa banca dati, la variante B.1.1.529 ne presenta anche altre 18 in altre posizioni. Si tratta dunque di una variante super mutata, che secondo il professor Francois Balloux, direttore dell’Istituto di Genetica presso lo University College di Londra, potrebbe essersi evoluta in un paziente immunodepresso colpito da un'infezione cronica, nel quale il SARS-CoV-2 ha potuto mutare continuamente fino a generare l'enorme numero di alterazioni rilevate dal sequenziamento genomico. “Non sorprende che sia stata rilevata una nuova variante in Sud Africa”, ha affermato il professor Adrian Puren commentando la scoperta della variante B.1.1.529. “Sebbene i dati siano limitati, i nostri esperti stanno facendo gli straordinari con tutti i sistemi di sorveglianza disponibili per comprendere la nuova variante e quali potrebbero essere le potenziali implicazioni”, ha aggiunto l'esperto, specificando che i cittadini saranno costantemente e tempestivamente aggiornati sui risultati delle analisi. La dottoressa Michelle Groome, dirigente del NICD, sottolinea che per contenere le varianti emergenti e quelle circolanti è fondamentale continuare a vaccinarsi e rispettare le misure anti contagio, come mascherine, igiene delle mani e distanziamento sociale.