Dracula apprese l’impalamento quando fu prigioniero degli Ottomani
Che all'origine della sua fama di impalatore non ci fosse una storia allegra, era già noto da tempo. Quello che è passato alla leggenda con il nome di "Dracula", ossia "figlio del drago", doveva essere Vlad III (1431-1476), principe della Valacchia impegnato a respingere il nemico ottomano oltre i confini dell'Europa. Nella sua gioventù, secondo alcune ricostruzioni storiche, dovette vivere quasi dieci anni nelle carceri ottomane. Posti che avrebbero messo alla prova gli spiriti più rocciosi e che, a quanto pare, offrirono al principe Vlad l'occasione per apprendere la pratica che lo avrebbe consegnato alla storia, alla narrativa e infine alla cinematografia: impalare nemici e criminali.
L'archeologo turco Ibrahim Cetin ha infatti dichiarato di aver scoperto la "prigione di Dracula". Sotto al castello selgiudico di Tokat, sulle rive del Mar Nero, furono scavate delle grotte in cui, secondo la ricostruzione dello studioso, sorgevano le prigioni. In una di queste priogioni veniva "ospitato" il principe valacco, "ma è difficile – avverte Cetin – dire in quale cella". Fu da quella prospettiva che osservò i metodi di tortura degli ottomani, finendo per appassionarsi all'impalamento. Finalmente libero la applico con tale alacrità da guadagnarsi appunto il titolo di "tepes", appunto "impalatore".
A seicento anni circa dalla sua morte, Vlad III continua ad appassionare gli storici. Lui che fu uno sconfitto (almeno sulla carta), lui che ripeté l'esperienza della prigione questa volta in Ungheria, lui che – uscito da altri dieci anni di cella – tornò a combattere il potente nemico ottomano trovando la morte in battaglia, è entrato nell'immaginario collettivo esclusivamente per la sua crudeltà. A dimostrazione del grande interesse che ancora suscita la sua figura, alcuni studiosi estoni avrebbero individuato a Napoli la tomba dell'indomito principe valacco.
[In apertura "Vlad Tepes 001" di anonymous con licenza Public domain tramite Wikimedia Commons ]