Dove nasce l’immaginazione?
Grazie all'immaginazione l'uomo ha trovato soluzioni ai problemi e alle avversità della natura, della quale sarebbe stato altrimenti completamente succube; la stessa immaginazione ha consentito ad alcune menti di creare opere d'arte e lasciare un segno nei cuori e nelle anime dei suoi simili. In generale l'immaginazione consente agli individui di adattarsi alle situazioni e di mutare comportamenti ed azioni qualora lo richiedano le circostanze, costituendo una caratteristica tutta umana che si è rivelata fondamentale per l'evoluzione e che resta determinante nella vita quotidiana a qualsiasi livello.
Ma quali sono le aree cerebrali coinvolte in questo straordinario fenomeno? Se lo sono chiesto i ricercatori del Department of Psychological and Brain Sciences dello statunitense Dartmouth College di Hanover i quali, grazie ad una serie di esperimenti associati al ricorso alle tecniche di neuroimaging funzionale, sono riusciti ad individuare in una complessa rete di collegamenti neurali la sede dell'immaginazione: i risultati del lavoro sono stati resti noti in un articolo pubblicato da PNAS. Gli studi neuroscientifici recenti – che pure hanno fatto progressi notevoli in pochissimi anni rendendo possibile il sogno di riuscire, un giorno, a comprendere il cervello umano – hanno cercato per lo più di sviscerare i segreti grazie ai quali la nostra mente decodifica impulsi esterni come, ad esempio, le immagini percepite attraverso la vista. Le scoperte in questo ambito hanno consentito di comprendere quali aree cerebrali fossero responsabili di queste rappresentazioni mentali "statiche"; ma gli scienziati americani hanno deciso di fare un piccolo passo avanti cercando di comprendere in che modo tali rappresentazioni percepite attraverso i sensi possano essere manipolate all'interno dei processi di immaginazione. «Riuscite ad immaginare un calabrone con la testa di un toro?» per citare l'esempio dei ricercatori. Sì, è l'ovvia risposta. Ebbene in che modo accade ciò?
Per rispondere alla domanda, sono stati sottoposti ad un esperimento quindici volontari ai quali è stato chiesto di compiere una serie di "operazioni" che implicavano l'utilizzo dell'immaginazione: figurarsi forme visive astratte, combinarle in nuove forme più complesse oppure scomporle e semplificarle in parti separate. Contestualmente l'attività cerebrale veniva monitorata dagli studiosi attraverso la risonanza magnetica funzionale che ha consentito, dunque, di registrare quali fossero le regioni maggiormente in attività quando si attivano i processi di immaginazione: in particolare, nelle aree corticali e sottocorticali è stato rilevato un network di connessioni distribuito praticamente in tutto il cervello. L'immaginazione, dunque, è un fenomeno che coinvolge quasi tutta la nostra mente, mettendo in comunicazione zone diverse con il fine ultimo della "creazione" di qualcosa che riusciamo a figurare precisamente soltanto nella nostra testa.
David Schlegel, a capo del gruppo di ricerca, ha spiegato come tale scoperta sia importante non semplicemente perché getta una luce ulteriore sulle nostre conoscenze relative al cervello e, in particolare, alle modalità in cui questo organo organizza i dati e li utilizza all'occorrenza: comprendere le origini della creatività umana, infatti, potrebbe aiutare a realizzare in un remoto futuro quello che è stato il sogno di chiunque abbia amato la fantascienza ovvero mettere a punto delle macchine in grado di svolgere i medesimi processi creativi. Per il momento, soltanto un'"immagine" da visionari.